Military: Battle
21 Gennaio 1114,
La città di Balar si sveglia silenziosa, preoccupata. Il Barone Filippo Di Orlando Di Balar richiama a palazzo i suoi cavalieri e i prodi gildani che si sono resi volontari per quello che succederà da qui a poche ore.
Oggi, infatti, in questa fredda ma splendente giornata di gennaio, il popolo di Balar marcerà verso est. Contro di loro l’esercito di Xenia: Ragasat, il cavaliere nero, e Vittorio, il menestrello aracnoide che custodisce l’Albero Nero. Gli gnomi di Cavagrande, nei giorni precedenti, erano riusciti a identificare posizione e numero delle forze nemiche. Adesso Miliziani, paladini e i pochi Nomadiani rimasti, guidati dai loro leader Arya, Drugo, Bruno, Manfred, Gorafin e Ghotran, sono pronti alla battaglia.
La Torre dei Maghi, nel breve periodo rimasto, è riuscito ad attivare il potere della Torre di Magia per creare una barriera protettiva attorno alla città anche se rimane ancora un mistero il perché alcuni oggetti magici sembrano essere disturbati e respinti da specifici avventurieri.
Padre Michele, al grande Tempio di Balar, elargisce le ultime benedizioni riempiendo il cuore dei combattenti di calore e speranza.
Per Florinda partirà il Barone FIlippo con il suo cavaliere Drugo con i suoi miliziani corazzati in Mithril, il formidabile metallo leggero come l’aria. Insieme a lui Zhagana, la nomadiana ribelle, Modinia, la misteriosa elfa mutaforma, Ghotran, lo Ashar’un dei nomadiani che la notte prima ha vinto il duello dei due fuochi, l’arcimago Dinario Straor con il suo fedele Physifos, l’elfo oscuro.
La larga piana verde è illuminata da un sole alto che illumina la alle sottostante e la città di Florinda, occupata dalle forze di Ragasat che sfoggiano i loro vessilli Neri e Rossi.
Il gruppo, con il suo piccolo esercito, supera la collina e si prepara alla carica dei primi cavalieri provenienti da un piccolo avamposto fuori da Florinda. I nemici, divisi in due plotoni, provano una manovra tenaglia separandosi.
Un drappello di arcieri, guidati da Physifos, si arrampica nel vicino costone roccioso, mentre Dinario, scovando un punto debole del monte, comanda e Zhagana di scagliare un fulmine per provocare una frana. La guerriera, in una spirale di folgori, lancia una scarica che colpendo il monte lo distrugge. Il crollo fa piovere sui cavalieri una cascata di rocce che distrugge il plotone. L’altro plotone, però, raggiunge il fianco della formazione degli eroi, investendo dei nomadiani, Filippo e soprattutto Ghotran. L’Ashar’un viene colpito da due cariche che gli spezzano le ossa e devastano il corpo, salvandosi per miracolo grazie all’intervento di Drugo che, fermando con il suo corpo un terzo cavaliere, salva Ghotran dal colpo fatale.
Mentre Physifos e Dinario continuano a scagliare letali magie, Modinia illumina i compagni con le sue benedizioni naturali.
Il plotone rimasto viene in breve circondato e i cavalieri vengono tirati giù dai loro neri destrieri. I soldati di Kanat sembrano ormai finiti ma la terra, tremando in un rombo distante, annuncia l’arrivo di Ragasat con altri tre plotoni. Il Cavaliere Nero, con la sua spada rossa alzata e i colori della sua regina splendenti sul petto, immenso rispetto ai suoi compagni, carica senza pietà i nostri eroi.
Ghotran, in un urlo di comando spezzato dalle ossa incrinate, si solleva da terra dopo le cure di un miliziano e comanda ai suoi di fermare con le loro lance la carica dei cavalieri. I nomadiani, benedetti dai Due Soli, fanno muro ai maghi di Dinario e ai miliziani. Il fragore dell’impatto, la violenza dello scontro, i corpi avvolti di metallo che mascherano i fiumi di sangue che iniziano a insozzare la piana…
I guerrieri nomadiani resistono nonostante la prova che sembrava impossibile e questo da tempo agli arcieri e Physifos di colpire con una salva di colpi il comandante Ragasat che, tempestato di colpi, cade da cavallo. L’imponente uomo si alza e ha giusto il tempo di ricomporsi prima che Zhagana, ancora una volta, avvolge il suo braccio di elettricità. Un’altra immensa folgore che spezza l’aria con il suo rombo attraversa lo spazio fino a raggiungere la spada del comandante. La spada si illumina di energia, inizia a brillare sempre di più per poi esplodere in una gigantesca esplosione che fa scomparire in una macchia di cenere il comandante. Andandosene, però, il comandante porta con sé tutti coloro che gli erano attorno. Due dei suoi plotoni e i nobili nomadiani che avevano resistito alla sua carica.
Vista la morte del loro comandante, i cavalieri rimasti scappano mentre quelli che erano stati buttati giù da cavallo, 9 cavalieri, lasciano le loro armi e si arrendono a Sir Drugo, Filippo e gli altri valorosi Gildani.
Eppure, pochi minuti dopo la vittoria, mentre ancora gli animi erano festanti, uno squarcio che si apre dal cielo rivela una faglia di energia che si apre a mezz’aria. La faglia si apre sempre di più in un bagliore rosso, viola, nero come l’abisso rivelando un flusso incompensibile di energia. Elgast, lo stregone di Xenia, sta aprendo un’apertura nelle LayLine (i flussi energetici che attraversano il mondo) per portare le sue forze sul campo. Dalla faglia iniziano a uscire orde e fiumane di mostruosità e abomini che in breve invadono la piana. L’esercito di Balar, impotente e terrorizzato, vede la scena e in un ultimo comando di Filippo, si ritira.
Rubando i cavalli rimasti, tirando dietro a forza i prigionieri, l’esercito sta per essere raggiunto dalle orde ma Zhagana, la Guerriera di Tuono, ancora una volta avvolge il suo corpo di energia e fulmini. Lancia una folgore verso il monte, già danneggiato, che esplode in un’immensa frana, sigillando la strada tra Balar e Florinda. La ritirata è salva.