Nomadiani

I Nomadiani sono un popolo di misteriosi esuli dalla pelle bianca come l’alabastro e gli occhi completamente neri, che li rendono inconfondibili e li avvolgono in un alone di superstizione. Sono considerati portatori di sventure, emarginati dalle altre razze, ma sono anche custodi di tradizioni antiche e di una spiritualità complessa e profonda, legata ai Due Soli, divinità gemelle che governano il ciclo della vita. Vivono nella Terra dei Nomadi o Nomadia, una regione arida e ostile situata a sud di Konadum situata nel Regno dei Due Soli, un luogo di rocce rosse, canyon maestosi, antiche rovine e pericoli costanti. La loro cultura, ispirata ai popoli arabi, è definita da una società patriarcale e da una vita nomade scandita da tradizioni e riti.

Società e organizzazione sociale

La società dei Nomadiani è fortemente patriarcale, con una gerarchia chiara che regola ogni aspetto della vita tribale. Ogni individuo appartiene a una casta sociale che determina il suo ruolo, il suo status e il suo destino nella tribù.

  1. La Casta degli Shur’an (Leader e Guida spirituale)

Al vertice della società Nomadiana si trova lo Shur’an, capo tribù e figura di autorità assoluta. Egli è considerato il rappresentante dei Due Soli sulla terra, e il suo compito è guidare la tribù sia nelle questioni spirituali che in quelle politiche e militari. Lo Shur’an è scelto per discendenza, ma deve dimostrare saggezza, forza e un legame profondo con le divinità per mantenere la sua posizione. Sotto di lui vi è un consiglio di saggi, chiamati Nuhar’im, che lo assistono nelle decisioni cruciali.

2. La Casta dei Guerrieri (Difensori della tribù)

Chiamati Kharad’im, è composta da uomini addestrati sin dalla giovane età all’arte del combattimento. Questi individui proteggono la tribù dai pericoli del deserto, come mostri, tribù rivali o predoni. I guerrieri sono altamente rispettati, e i più abili possono aspirare a diventare capitani o guardie personali dello Shur’an. Portano tatuaggi rituali che simboleggiano le loro vittorie e la loro devozione ai Due Soli.

3. La Casta dei Mistici e Sacerdoti (Interpreti del divino)

Noti come Sahir’im, sono i custodi della conoscenza spirituale e delle tradizioni. Essi conducono i riti sacri, interpretano i segni dei Due Soli (Culto dei Due Soli) e insegnano ai giovani i precetti del Codice della Luce. Sebbene subordinati allo Shur’an, i Sahir’im godono di grande influenza e rispetto, poiché si ritiene che siano i portavoce delle divinità. Le loro vesti sono decorate con simboli solari e amuleti protettivi.

4. La Casta dei Mercanti e Artigiani

Chiamati Harrad’im, sono essenzialei per la sopravvivenza della tribù. I mercanti viaggiano attraverso le sabbie ostili per scambiare beni con altre tribù o città lontane, mentre gli artigiani creano strumenti, armi e oggetti rituali. Gli Harrad’im sono spesso esperti nel trattare con culture esterne e rappresentano un ponte tra i Nomadiani e il mondo esterno.

5. La Casta dei Pastori e Contadini

Conosciuti come Zaar’im, si occupano dell’allevamento degli animali e della raccolta delle poche risorse che il deserto può offrire. Nonostante il loro status sociale sia inferiore rispetto alle caste più elevate, il loro ruolo è vitale per la sopravvivenza della tribù. Essi praticano riti di gratitudine ai Due Soli per la protezione del bestiame e dei raccolti.

6. La Casta degli Esiliati e Servitori

Infine, vi sono gli Esiliati e Servitori, chiamati Dal’arim. Questa casta comprende coloro che hanno violato il Codice della Luce o che sono nati da famiglie emarginate. I Dal’arim svolgono i compiti più umili e faticosi, vivendo ai margini della società. Alcuni di loro cercano redenzione partecipando a pellegrinaggi o compiendo atti di sacrificio per la tribù.

Tradizioni e riti dei Nomadiani

Le tradizioni dei Nomadiani riflettono il loro stile di vita nomade e la loro connessione con il deserto e i Due Soli. Ogni momento della giornata, ogni passaggio della vita e ogni evento naturale è accompagnato da rituali e cerimonie.

Rituale dell’Alba e del Tramonto

I Nomadiani iniziano e terminano ogni giorno con cerimonie dedicate ai Due Soli:

● Al mattino, si svolge il Canto del Risveglio, una preghiera collettiva in cui si invoca il Sole dell’Alba (Ashar’dun) per ricevere forza, coraggio e protezione durante la giornata. I Nomadiani si riuniscono in cerchio, voltati verso est, e recitano inni accompagnati dal suono di tamburi leggeri.

● Al tramonto, si celebra il Rito del Riposo, rivolto al Sole del Tramonto (Nishar’dun). Questo momento è dedicato al ringraziamento per il giorno trascorso e alla richiesta di protezione durante la notte. Durante il rito, si accendono piccoli bracieri di incenso e si recitano versi in silenzio

Cerimonia della Sabbia

La sabbia è sacra per i Nomadiani, poiché rappresenta la resilienza e la connessione con la terra. La Cerimonia della Sabbia è praticata durante matrimoni, nascite o momenti importanti. La sabbia, raccolta da un luogo considerato sacro, viene sparsa sulle mani degli sposi o sul capo del neonato mentre lo Shur’an pronuncia parole di benedizione. Si crede che questa sabbia protegga e leghi gli individui al favore dei Due Soli.

Festa del Doppio Solstizio

Due volte l’anno, durante i solstizi, i Nomadiani celebrano una grande festa che interrompe il loro costante peregrinare. La Festa del Doppio Solstizio è un momento di allegria e preghiera. Durante questa celebrazione, le tribù si radunano in luoghi sacri e partecipano a canti, danze e sacrifici simbolici. I sacrifici consistono in frutti, acqua e oggetti preziosi, che vengono offerti al deserto come tributo ai Due Soli.

Pellegrinaggio alle Rovine

Ogni Nomadiano, almeno una volta nella vita, deve compiere un pellegrinaggio verso le antiche rovine della Terra dei Nomadi. Queste rovine, immerse in un’atmosfera mistica, sono considerate il luogo in cui i Due Soli parlarono agli antenati dei Nomadiani, rivelando loro i segreti della sopravvivenza e della fede. Il viaggio è lungo e pericoloso, ma completarlo è considerato un segno di maturità spirituale.

Credenze sul deserto

Le voci delle dune: Si crede che il vento che soffia attraverso le dune porti le voci degli antenati. Ignorarle o deriderle è visto come un sacrilegio, e si dice che chi lo fa si perderà nel deserto.

Credenza comune: Alcuni Nomadiani portano con sé un piccolo sonaglio per onorare queste voci.

Il Canto del Deserto: Quando si sente un silenzio improvviso nel deserto, è segno che uno spirito maligno si sta avvicinando. I Nomadiani rompono questo silenzio cantando inni sacri per scacciare l’entità.

Le pietre del destino: Trovare una pietra con due lati scoloriti è visto come un segno di benedizione dai Due Soli. Si dice che porti fortuna nei viaggi e negli affari importanti, ma va restituita al deserto dopo sette giorni.

Superstizioni legate agli occhi neri dei Nomadiani

Gli occhi che vedono oltre: Si dice che gli occhi completamente neri dei Nomadiani possano vedere ciò che è nascosto agli altri, come spiriti, bugie e il futuro. Questo è sia fonte di rispetto che di timore da parte di altre razze.

Effetto sociale: Alcuni stranieri si rifiutano di guardarli negli occhi, temendo che possano leggere i loro segreti.

La maledizione dell’occhio cieco: Quando un Nomadiano nasce con un occhio cieco, è considerato un cattivo presagio. Quel bambino è spesso destinato a una vita da eremita o mandato al pellegrinaggio nelle rovine per cercare redenzione.

Credenze sui mostri e sulle antiche rovine

Il Guardiano delle Rovine: Le antiche rovine della Nomadia sono considerate sacre, ma anche pericolose. Si crede che ogni rovina sia sorvegliata da uno spirito o da una creatura che protegge i segreti dei Due Soli. Violare una rovina senza prima compiere un rituale di rispetto è considerato un atto di profanazione.

I demoni della sabbia: Le tempeste di sabbia improvvise sono viste come manifestazioni di demoni che abitano il deserto. I Nomadiani portano sempre con sé un piccolo sacchetto di sabbia consacrata per respingerli.

Interazioni sociali e superstizioni

Mai rifiutare l’acqua: Negare acqua a un altro Nomadiano è un peccato gravissimo, poiché rappresenta il rifiuto della vita stessa. Anche ai nemici si offre sempre un sorso d’acqua prima di combattere.

La danza della tregua: Prima di iniziare un negoziato tra tribù rivali, i Nomadiani eseguono una breve danza cerimoniale per invocare la neutralità. Interrompere o rifiutare la danza è considerato un atto ostile.

La parola sotto il Sole: Gli accordi presi sotto il Sole dell’Alba sono considerati sacri e inviolabili. Rompere una promessa fatta in quel momento porta disonore non solo al singolo, ma a tutta la tribù.

Usanze
  • La carta nera

Da alcune particolari piante native della Konandun i Nomadiani riesconono a ricavare delle fibre vegetali nere. La carta prodotta in questo modo può essere graffiata con degli steli, solitamente aghi di animali, scritta con gesso o pigmenti bianchi.

  • Veleno di scorpione

Veleno di scorpione delle sabbie usato dai Nomadiani come potente liquore rinvigorente. Il liquido risulta leggermente più denso dell'acqua, è di colore nero e il sapore è fortemente amaro e piccante. Il retro gusto nasconde diverse note speziate.

Il veleno di scorpione è certamente un gusto che si acquisisce nel tempo e tendenzialmente risulta estremamente sgradevole per i non Nomadiani (test forza, target 6).

  • Alfabeto e lingua

I nomadiani parlano una lingua misteriosa, complessa e incomprensibile se non magicamente. Molti tentativi sono stati fatti per trasmettere ad altri le conoscenze su questa lingua ma, tranne per alcune parole, l'idioma sembra intraducibile dagli abitanti dell'Interpiano.
Tramite grandissimi sforzi e ricerche, tuttavia, uno studioso nomadiano di nome Gorafin è riuscito nell'intento di creare un codex per tradurre i testi scritti in nomadiano.

Alfabeto Nomadiano, trascritto e tradotto da Gorafin (Giorgio Fornaia)


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