Expedition
A Balar Filippo Di Orlando Di Balar, ripreso il controllo del castello, convoca alcuni gildani per fare il punto della situazione e decidere insieme le prossime mosse.
Annunciato che la baronia non può cedere il potere di mantenere la sicurezza e l'ordine in città alla Gilda degli Ammazzadraghi, Filippo lascia intendere che a fronte di una nobile impresa avrebbe la facoltà di nominare dei cavalieri. Un cavaliere sarebbe ufficialmente riconosciuto come carica cittadina e, per la baronia, sarebbe la nascita di un nuovo corpo di cavalieri che potrebbe gestire le forze armate di Balar.
Vengono vagliate varie possibilità e, scartabellando tra gli appunti di Gimbo, Dinario e Filippo vengono a conoscenza dello stratagemma pensato dal vecchio arcimago per risvegliare le Uova di Drago.
Sarebbe necessario, secondo gli appunti, ottenere il cuore di un demone della forgia, un essere pericoloso e misterioso che si dice risieda nel fondo della miniera di Cavagrande.
Contro il parere dell'arcimago un gruppo formato da:
Bruno , Branca , Drugo , Manfred e Borro Cucinaduro, insieme a Filippo, decidono di partire per recuperare il cuore del demone, risvegliare le uova e dare una svolta decisiva alla guerra contro Xenia.
Era la notte del 16 Dicembre.
Il viaggio era stato freddo ma veloce, la notte e il buio raggiunsero velocemente gli avventurieri.
Il campo per la notte era quasi pronto mentre Branca faceva la sua ronda serale attorno alla radura scelta.
Il mezz'orco allungò le dita verso un tronco accorgendosi, in breve, che il gruppo era stato circondato da aracnoidi neri.
Branca accese un piccolo incendio controllato per illuminare la foresta e caricò una delle creature ma solo, nel buio, venne circondato e colpito da diversi attacchi. Branca cadde esanime sulla neve, le carni lacerate da morsi brucianti di acido aracnoide.
Vedendo il suo amico e fratello cadere, Bruno lanciò un fulmine nero carico d'odio e rancore che spazzò via gli aracnoidi rimasti.
Raccolto ciò che rimaneva di Branca, Filippo decise di nominarlo, post morte, Primo Cavaliere di Balar.
Il gruppo riuscì quindi a scappare dalla foresta e raggiungere, cavalcando senza sosta, Cavagrande. Lì trovarono la città abbandonata e una porta di pietra chiusa con incisioni in antico nanico.
La porta sembrava stata barricata dall'esterno, puntellata ed era circondata da carri ribaltati come a formare un'ultima linea di difesa.
Drugo, leggendo la scritta capì le parole:
"Dite Amici ed entrate"
Il nano pronunciò la parola d'ordine, la porta si dischiuse facendo fluire una folata di vento caldo verso gli avventurieri.
La via per la miniera era aperta, il buio e il mistero a un balzo di coraggio di distanza.
Un'impresa eroica era sulla soglia di essere affrontata...
P. Al Iddo