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Elfi: Impero Tsukimori

  1. Geografia:

    L’Impero Tsukimori si estende su gran parte della regione di Lunareth, un territorio segnato da una geografia unica e affascinante. La regione è dominata da catene montuose basse, formate da rocce friabili che si ergono maestose e impervie, offrendo un paesaggio dalle tinte severe. Due grandi laghi, il Lago Tenko e il Lago Ketsurui, sono il cuore pulsante dell’Impero, fondando e alimentando le principali città, tra cui la capitale Dasai. Ad arricchire ulteriormente il paesaggio, si estendono vaste foreste di bambù che si intrecciano con imponenti boschi di querce secolari, creando un ambiente di rara bellezza. Le coste che si affacciano sul mare di Izan sono solcate da numerose foci di fiumi che si riversano nell'oceano, rendendo queste terre particolarmente fertili e adatte all’agricoltura. Il territorio di Lunareth è popolato da creature straordinarie, molte delle quali sono parte integrante della mitologia e della vita quotidiana dell’Impero. Tra queste spiccano i Take no Tori, pericolosi panda dalle zampe enormi e unghie affilate, noti per la loro natura estremamente territoriale e difensiva. Questi animali, purtroppo, non sono solo simboli di forza e determinazione, ma anche una minaccia costante per coloro che si avventurano troppo vicino ai loro habitat. Nei fiumi e laghi, invece, si annidano i Kagekaiju, serpenti marini giganteschi che, sebbene raramente visibili, sono temuti da tutti coloro che navigano queste acque. Ma forse la creatura più leggendaria di tutte è la Tsuki no Tora, una rara specie di tigre dalla pelliccia d'argento e strisce luminose.
  2. Origine e Aspetto:

    L’origine degli elfi di Tsukimori è avvolta nella leggenda. secondo la tradizione più radicata, l’imperatore Tei'no Tsuki, una figura divina che si dice discese dalla luna, fu il fondatore della loro razza e il loro primo imperatore. Si narra che Tei'no Tsuki, in un'epoca lontana e misteriosa, giunse su Varden guidato dalla luce argentea del satellite celeste, portando con sé una benedizione divina che avrebbe dato vita alla stirpe immortale degli elfi. La loro natura straordinaria, che li rende resistenti all'invecchiamento e alla decadenza fisica, è vista come una manifestazione della perfezione promessa dal loro imperatore divino. Nonostante il trascorrere dei secoli, i corpi di questi elfi non cedono mai al decadimento: la pelle rimane integra, i capelli lunghi e splendenti non si imbiancano, e i loro sensi restano affilati come nel giorno della nascita. Questa incredibile longevità ha alimentato una convinzione radicata tra gli elfi: si considerano il popolo eletto, una razza perfetta e predestinata. L’orgoglio che provano per la propria esistenza immortale e per la discendenza diretta dall’imperatore divino li ha resi, nel corso dei millenni, una popolazione vanitosa e, talvolta, arrogante. Convinti della loro superiorità rispetto ad altri popoli mortali, considerano ogni difetto come una debolezza da evitare, alimentando un culto del corpo e della perfezione che si riflette in ogni aspetto della loro vita quotidiana. Gli elfi di Tsukimori sono solitamente alti circa 180 cm, con un fisico slanciato, che rispecchia la loro eleganza, caratterizzati da tratti fini e perfetti, la loro pelle è di un colore pallido che sembra riflettere la luce della luna stessa. Le orecchie, lunghe e appuntite, sono uno dei segni distintivi della loro razza, i capelli, estremamente lunghi e fluenti, scendono fino a toccare le spalle o oltre. A differenza di molte altre razze, gli elfi di Tsukimori non sono mai in grado di crescere la barba inoltre la loro vita virtualmente immortale è forzata a finire a 200 anni per via di alcune leggi che impediscono ai normali cittadini di andare oltre quell'età. Dotati di una vista acutissima che supera quella di molti altri esseri viventi, gli elfi sono in grado di percepire dettagli a distanza e di cogliere sfumature invisibili agli occhi di altre razze. Ogni individuo nasce con l'aura arcana.
  3. Politica:

    L’Impero di Tsukimori è governato dall’Imperatore Tei’no Tsuki, una figura divina venerata come figlio della Luna e primo elfo. Egli rappresenta la giustizia divina, la forza e il cielo, e la sua autorità è assoluta e incontestabile. Ogni parola dell’Imperatore è legge sacra, e qualsiasi trasgressione, anche minima, viene punita con severità estrema. L’Impero è suddiviso in tre grandi prefetture: Hinokami, il cuore amministrativo e spirituale che ospita la capitale Dasai; Costavaja, una regione costiera vivace e più liberale, caratterizzata da un’amministrazione autonoma guidata da Alcaide eletti dai cittadini; Longhua, un territorio montuoso e remoto, legato a tradizioni mistiche e militari. Ogni prefettura è governata da un Tennoha, scelto dall’Imperatore tra i membri della casta nobiliare degli Omoikami, la cui longevità divina li rende custodi delle tradizioni e garanti della stabilità. L’Imperatore si avvale anche dei Daimyō, governatori provinciali appartenenti alle caste nobiliari o guerriere, incaricati di amministrare i territori locali. La società dell’Impero è rigidamente divisa in caste immutabili: gli Omoikami, nobili longevi e custodi del sapere; i Kagehime, guerrieri autorizzati a possedere armi da guerra; i Tachi, il popolo comune, che sostiene l’economia dell’Impero ma è soggetto a rigide limitazioni. L’entroterra, che comprende Hinokami e Longhua, è caratterizzato da una disciplina ferrea, con regole che governano ogni aspetto della vita. Ogni violazione della legge è considerata un disonore da espiare con il suicidio rituale, e ogni cittadino deve accettare la propria casta di nascita senza possibilità di cambiamento. In netto contrasto, Costavaja si distingue per un’atmosfera più libera e vivace, con città costiere che risuonano di musica e canti fino a tarda notte. Sebbene queste città siano governate autonomamente dagli Alcaide, restano fedeli all’Imperatore, la cui influenza religiosa, un tempo debole, è recentemente cresciuta anche in questa regione.
  4. Organizzazione Militare:

    L'organizzazione militare dell'Impero di Tsukimori è profondamente radicata nella tradizione e nella cultura elfica. Solo i membri della casta dei Kagehime, soldati di professione, sono autorizzati a impugnare armi da guerra e a difendere l'impero. Questa casta, che esiste da secoli, è un pilastro fondamentale della difesa imperiale. I Kagehime sono rinomati per le loro abilità nell'uso dell'arco, grazie alla loro agilità naturale e alla loro straordinaria precisione, i soldati elfici sono in grado di infliggere danni devastanti da lontano. In battaglia, però, preferiscono evitare armature pesanti, prediligendo un equipaggiamento che ne favorisca la velocità e la mobilità. Molto spesso, scendono in guerra armati di lance lunghe con lame affilate e spade ricurve, oggetti che, oltre ad avere un’elevata funzionalità, riflettono l'eleganza e la perfezione artigianale del loro popolo. Un elemento che distingue questi soldati è la loro marzialità, si narra che i Kagehime non abbiano mai paura di affrontare il nemico, tanto che fuggire in battaglia è considerato un atto di disonore assoluto, la cui punizione è il suicidio. Durante i periodi di guerra, i ranghi dei Kagehime si ingrossano, richiamando alla causa anche altri elfi che si uniscono volontariamente alla lotta. In tempo di pace, invece, molti di questi soldati si dedicano alla protezione della nobiltà, offrendo i loro servigi come guardiani e proteggendo le case dei Omoikami e delle altre famiglie di alto rango. Inoltre, alcuni membri della casta dei Kagehime si dedicano alla polizia e alla vigilanza, mantenendo l'ordine e l’applicazione delle leggi imperiali, svolgendo servizi di guardia in città e nei territori. Tra gli ordini militari più noti e rispettati vi sono i Yoru no Tyu, guerrieri scelti e addestratissimi che operano direttamente sotto gli ordini dell'Imperatore. Questi soldati, la cui lealtà all'Imperatore è incrollabile, sono spesso coinvolti nelle missioni più pericolose e delicate. Le Sentinelle Tsukiyomi, anche conosciute come le "Guardie Lunari", sono responsabili della protezione dei templi e dei luoghi sacri dell'impero, assicurandosi che nulla minacci il culto dell'Imperatore divino. I Take-no-Shin sono un altro gruppo di elite, ranger noti per la loro abilità nell'agire nelle dense e misteriose foreste di bambù che ricoprono gran parte dell'impero. Addestrati fin da giovani per diventare maestri della natura, i Take-no-Shin sono esperti in guerriglia e azioni furtive, in grado di sconfiggere il nemico senza che questi se ne accorga. Infine, i Desperados, gruppi di marinai delle coste, sono rinomati per la loro abilità nel mare e sono temuti e rispettati per la loro capacità di combattere in acque turbolente.
  5. Economia:

    L'economia dell'Impero Tsukimori è caratterizzata da una struttura piuttosto chiusa e autarchica, coerente con la natura xenofoba e isolazionista di questo popolo. Gli elfi dell'impero tendono a evitare rapporti commerciali con le razze vicine, preferendo un ricircolo interno di beni e risorse. Le città costiere, per lungo tempo, hanno goduto di una maggiore ricchezza rispetto a quelle dell’entroterra, grazie alla loro posizione strategica per il commercio marittimo e alla relativa autonomia che le aveva contraddistinte prima della totale unificazione sotto l'autorità imperiale. Le regioni interne, dominate dalla casta dei Tachi, composta principalmente da contadini e artigiani, hanno spesso sofferto pesanti imposizioni fiscali, questi tributi, utilizzati per sostenere il funzionamento dello stato e garantire i privilegi della nobiltà (Omoikami), hanno a lungo rappresentato un freno allo sviluppo economico locale. Tuttavia, l’unione degli elfi costieri con quelli dell’entroterra, avvenuta dopo dure guerre e Purghe, ha favorito un progressivo flusso migratorio verso le aree più povere. Gli elfi costieri, portando con sé competenze commerciali e artigianali, hanno contribuito a diversificare e arricchire la cultura economica delle zone interne, facendo fiorire attività un tempo inesistenti. Nonostante ciò, l’Impero Tsukimori non è conosciuto per la sua abilità nella lavorazione dei metalli o nella produzione su larga scala. L'estrazione e la disponibilità di minerali sono estremamente limitate, e la scarsità di metalli rende il loro utilizzo un privilegio esclusivo, riservato a scopi essenziali. Soltanto una ristretta cerchia di fabbri, altamente qualificati e rispettati, è incaricata della creazione di armi e strumenti. Questi maestri artigiani, considerati veri e propri artisti, producono opere di altissima qualità, ma in quantità estremamente ridotte. Ogni lama o arma forgiata è vista come un oggetto di grande valore, non solo per la sua funzionalità ma anche per il significato simbolico e culturale che rappresenta. Sprecare metalli per oggetti inutili o frivoli è considerato un sacrilegio, riflettendo l’approccio austero e pragmatico che permea la società elfica.
  6. Religione:

    Gli elfi dell'Impero Tsukimori venerano l'Imperatore come una divinità vivente, ritenendolo il primo elfo e il figlio della luna, incarnazione divina di giustizia, forza e autorità celeste. La sua figura è al centro della religione imperiale e rappresenta il cuore spirituale della loro cultura. La città di Dasai, capitale sacra dell'impero, è considerata un simbolo eterno della sua protezione divina, nonostante le devastanti Purghe che hanno sconvolto l'impero, Dasai non è mai caduta, grazie, si dice, all'intervento diretto dell'Imperatore stesso. Questo fatto ha rafforzato ulteriormente la devozione nei suoi confronti, consolidandone il ruolo di protettore supremo e divinità incarnata. Il culto dell'Imperatore è diffuso in tutto il territorio, con numerosi templi a lui dedicati che fungono sia da luoghi di preghiera che da centri di insegnamento religioso. Questi templi, gestiti da monaci devoti, sono il fulcro delle celebrazioni e delle cerimonie che onorano la sua divinità. Le statue che raffigurano l’Imperatore sono considerate sacre e intoccabili, simboli della sua presenza costante e della sua guida spirituale, qualsiasi gesto di mancanza di rispetto verso queste effigi è visto come un atto di blasfemia, punibile con severità. Nelle regioni costiere, tuttavia, la religiosità legata all’Imperatore ha radici più recenti, per molti anni, queste aree hanno mantenuto una visione più laica e distante rispetto al fervore religioso dell'entroterra. Solo con l’unificazione dell'impero e le successive politiche di integrazione, il culto imperiale ha iniziato a diffondersi lungo le coste. Anche se l’Imperatore viene onorato e riconosciuto come figura divina, molti elfi costieri mantengono un atteggiamento più scettico e pratico verso la sua venerazione. Questo divario culturale tra l'entroterra e le regioni costiere rappresenta una delle sfide più significative per l’omogeneità spirituale dell’impero. Le pratiche funerarie degli elfi dell’Impero Tsukimori riflettono la loro profonda connessione con la luna e il culto dell’Imperatore divino. La cremazione è il rito preferito, considerato il modo più puro per liberare l'anima dal corpo e permetterle di ascendere. Tuttavia, il processo non avviene immediatamente: i corpi dei defunti vengono conservati fino alla successiva notte di luna piena, un momento ritenuto sacro e simbolo del legame tra il mondo terreno e quello celeste. Secondo la tradizione, durante questa notte, se il defunto ha vissuto una vita onorevole e rispettato le leggi e i decreti dell’Imperatore, la sua anima verrà accolta sulla luna. Elfi: imperatore Tei’no Tsuki">Elfi: imperatore Tei’no Tsuki
  7. Moda e Alimentazione:

    Gli elfi delle province centrali osservano un rigido codice di abbigliamento sancito dalle leggi imperiali, il quale distingue nettamente le classi sociali e regola ogni aspetto dell’aspetto esteriore. Le classi operaie e guerriere indossano comunemente il kosode, un indumento dalla forma a T aperto sul davanti, che si chiude in vita con una cintura semplice. Questo abito ha lo stesso taglio per uomini e donne ed è realizzato con tessuti poco pregiati come lino grezzo, canapa e cotone ruvido. Gli uomini prediligono colori neutri e privi di decorazioni, mentre le donne, pur rispettando l’uso di tinte tenui o pastello, arricchiscono i loro kosode con ricami floreali delicati e motivi stagionali. Durante l’inverno è ammesso l’uso di una sopravveste più lunga, spesso in forma di kimono imbottito, per proteggersi dal freddo. Le calzature più diffuse in tutte le classi sono i sandali con suola di legno o corda intrecciata. Le classi nobili, al contrario, fanno largo sfoggio della propria ricchezza attraverso abiti confezionati in seta fine, broccati e damaschi importati. I loro indumenti sono vivacemente colorati e impreziositi da filigrane d’oro, argento, perle cucite e ricami complessi che rappresentano stemmi familiari, scene mitologiche o paesaggi stilizzati. Ogni capo è un segno tangibile di prestigio e lignaggio. La prefettura dei Costavaja, situata lungo le coste meridionali, non segue queste rigide imposizioni e presenta uno stile molto più libero e variegato. Qui si indossano camicie ampie con maniche larghe, pantaloni larghi annodati alla vita, e le donne sperimentano i modi più disparati per vestirsi, mescolando stili locali con influenze straniere, colori vivaci e materiali leggeri adatti al clima marittimo. La bevanda alcolica principale è il sake, un distillato di riso poco alcolico ma dal gusto intenso, che spesso risulta più che sufficiente per ubriacare un elfo, notoriamente poco resistente agli effetti dell’alcool. Dal punto di vista culinario, le province interne si nutrono prevalentemente di riso, ortaggi e carni di animali allevati localmente, in particolare maiali e volatili. Uno dei piatti più apprezzati è il ramen, servito con brodo leggero, carne, verdure e uova. Le regioni costiere, invece, si basano su una dieta marinara: pesce fresco, molluschi e alghe costituiscono la base di numerosi piatti abbondanti e intensi nel sapore. Uno dei più celebri è la zuppa di pesce, un piatto ricco e profumato servito in grandi ciotole fumanti, spesso condiviso durante le festività o le riunioni familiari.
  8. Personalità e tradizioni:

    Gli usi e i costumi del popolo elfico dell’Impero di Tsukimori variano significativamente tra le regioni dell’entroterra e quelle costiere, riflettendo differenze culturali e sociali profonde. Nell’entroterra, la vita è dominata da una cultura rigidamente strutturata in cui il rispetto delle regole è considerato un principio sacro. La società è suddivisa in tre caste distinte e immutabili: gli Omoikami, nobili e funzionari; i Kagehime, soldati e protettori dell’Impero; e i Tachi, cittadini comuni. La casta è determinata alla nascita e non è possibile modificarla nel corso della vita. Le armi da guerra sono prerogativa esclusiva dei Kagehime, e il rispetto verso i nobili, in particolare verso l’Imperatore, è assoluto e inviolabile. Ogni infrazione delle leggi o atto di disonore può essere purificato solo mediante il suicidio rituale, considerato un gesto di suprema dignità che ristabilisce l’onore personale e familiare. Una pratica peculiare dell’Impero prevede che ogni elfo comune, al compimento del duecentesimo anno di età, si rechi nella capitale Dasai per compiere il suicidio rituale nella Piazza Rossa. Questo rito sancisce l’unione spirituale con l’Imperatore e con la luna, elementi centrali della fede imperiale, e rafforza l’idea che l’intera esistenza debba essere votata al servizio dell’Impero e alla sua guida divina. Le regioni costiere si distinguono per una maggiore libertà culturale e sociale. In questi territori la popolazione conduce una vita più rilassata, le norme vengono rispettate ma con minore severità, e le città costiere sono animate da cori, musica e festeggiamenti che si protraggono fino a tarda notte. Questa espressione di vitalità si contrappone all’austerità e alla disciplina ferrea delle province centrali. Ciononostante, l’intero popolo elfico è accomunato da un profondo amore per l’arte e la cultura. Grazie alla loro longevità, anche i membri della casta più umile ricevono un’istruzione di base e sviluppano una forte inclinazione verso la poesia, il canto, il teatro e le arti visive. I poeti godono di grande rispetto e le loro opere celebrano frequentemente la bellezza lunare, la perfezione dell’Imperatore o le antiche tradizioni dell’Impero. Le arti marziali rivestono un ruolo centrale nella vita degli elfi, praticate in numerose forme regionali: ogni scuola è ritenuta non solo una disciplina fisica, ma anche un metodo per rafforzare la mente e lo spirito. I cognomi vengono trasmessi all’interno delle famiglie, ma qualora un elfo non ne possieda uno, viene identificato tramite la città d’origine, soprattutto tra le classi meno abbienti. La struttura familiare è monogama e lo Stato proibisce severamente la separazione dei coniugi. I matrimoni sono spesso combinati, talvolta organizzati direttamente da enti statali. Gli elfi si distinguono per la loro indole riflessiva, il forte senso del dovere e l’attenta osservanza delle leggi. La disciplina è un valore cardine, e il controllo delle emozioni è ritenuto essenziale per condurre una vita onorevole e rispettabile. Il contatto fisico è poco gradito, e il saluto più comune è l’inchino, segno di rispetto e compostezza. Gli elfi della prefettura dei Costavaja rappresentano un’eccezione all’ordine imperiale. Dotati di maggiore libertà e spirito indipendente, sono noti per la loro natura più aperta e passionale. Questa condizione è tollerata dall’Impero poiché i Costavaja costituiscono la linea difensiva diretta contro gli Skarnoth e sono stati annessi all’Impero solo di recente. Le leggi imperiali in queste terre sono applicate con minore rigidità, permettendo così uno stile di vita più spontaneo e meno vincolato dalla dottrina centrale.
  9. Rapporti con le altre nazioni:

    I rapporti dell’Impero di Tsukimori con le altre nazioni di Solfer sono estremamente tesi, quando non apertamente ostili. L’Impero segue una politica rigidamente centralizzata e isolazionista, rifiutando qualsiasi forma di alleanza, commercio o mediazione diplomatica. I contatti con gli stranieri sono considerati pericolosi e inquinanti, e la sola idea di cooperazione internazionale è vista come una debolezza imperdonabile. L’unico vero obiettivo esterno dell’Impero è l’espansione dei propri confini e l’assoggettamento delle razze considerate inferiori. I nani e gli orchi del nord sono ritenuti esseri rozzi e privi d’intelletto, adatti solo alla schiavitù e alla fatica nei campi o nelle miniere. Gli Zy’Qan, con la loro cultura spirituale e il loro aspetto animalesco, sono considerati creature selvagge da eliminare senza esitazione. Gli Skarnoth rappresentano il nemico storico più implacabile: da generazioni gli elfi combattono guerre senza tregua per tentare, invano, di scacciarli dalle terre ancestrali che un tempo appartenevano all’Impero. Il loro fallimento nel riconquistare questi territori costituisce una ferita aperta nel cuore della nobiltà imperiale. I bolbini e la loro visione di una Solfer unita sotto il segno del mercato e della cooperazione sono oggetto di scherno tra gli elfi, che la ritengono una fantasia infantile priva di logica o utilità.   Esiste tuttavia una paura autentica che si cela dietro l’arroganza dell’Impero: il terrore degli eldrassiani. Gli eserciti di questa antica e spaventosa civiltà popolano gli incubi di generali e cortigiani. I racconti sui massacri perpetrati dagli eldrassiani durante le epoche passate sono ancora tramandati nelle accademie militari come monito e fonte di timore.  
  10. Personaggi importanti::

    Tei’no Tsuki imperatore divino, Raihan no Akikage Tennoha di Hinokami, Alonso de Vayenor Tennoha di Costavaja, Zhao Tianli Tennoha di Longhua
  11. Razziali:

  12. Razziali Solfer

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