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Maveria

“La nuova frontiera” o “La porta verso Sud”

  La città di Maveria è considerata un simbolo di rinascita, espressione di quello che l’intera Rhelenia sta cercando di fare: tornare alla vita.   Fondata ben prima della Rovina, la maggior parte della città è sopravvissuta ad essa, seppur riportando profonde ferite; un’intera zona però, denominata Vecchia Cittadella, fu completamente spazzata via dalla furia selvaggia dei venti soffiati da Xaranth’ur.
La ricostruzione (o Rifondazione, come la chiamano i cittadini) partì dalla popolazione stessa: fu scelta una data per ricordare l’evento, che corrisponde al 24 di Drezian 7545 d.F., giorno in cui fu posta la prima pietra del nuovo anfiteatro cittadino, sulle macerie del vecchio.   E proprio questo gesto simbolico esprime l’anima di Maveria, città antica e allo stesso tempo nuova, che ricostruisce e riparte dai resti di ciò che era prima, ricordando il passato eppure proiettandosi nel futuro; una città che ancora si lecca le ferite, ben lontana dall’essere perfetta o agiata, dove le luci e le ombre si rincorrono tra vicoli stretti e piazze abbellite come se questo cancellasse le difficoltà che la popolazione deve affrontare, tra il fumo delle fornaci e il dolce suono del fiume Mavelha che scorre, tagliando la città a metà: un confine, forse, tra le due anime di Maveria, quella che piange le perdite del passato e quella che fa speranzosi progetti per il futuro, entrambe vive nei suoi cittadini e in chiunque arriva qui e non può restare impassibile di fronte all’evidenza dei fatti: gli emberek non si sono arresi.

Ogni anno, Maveria celebra la propria rinascita in tre giornate di festa cittadina: il 24, 25 e 26 di Drezian si tengono le Giornate della Rifondazione, giorni di giochi e competizioni amichevoli tra cittadini.
 

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MAVERIA E L’UNIFICAZIONE DI RHELENIA

Nel 7565 d.F., Torquin Defiros si era fatto nominare Signore di Rhelenia e aveva iniziato presto a stringere accordi con Torvallone. Fu solo dopo aver fortificato il rapporto tra essa e la capitale, Rhelia, grazie ai collegamenti via mare tra le due città, che Defiros rivolse le sue attenzioni a Maveria: intorno al 7600 d.F., spostò un numero ingente di uomini e soldati alle porte della città e iniziò a studiare la situazione. Non tutti, oggi, definiscono questa mossa un assedio: Defiros non attaccò la città, ma iniziò a cercarne il favore. C’è certo chi sostiene che, se non l’avesse ottenuto, sarebbe ricorso a misure più drastiche, ma questa teoria non è dimostrabile. Infatti, una volta che la classe nobiliare di Maveria, che era quella che opponeva la resistenza maggiore al porsi sotto la sua signoria, perse l’appoggio del popolo in seguito al Massacro, Defiros poté entrare in città come un liberatore, accolto a braccia aperte dai cittadini che avevano rifiutato la loro stessa classe dirigente e gli avevano aperto le porte.        

IL MASSACRO DI MAVERIA

Una delle pagine più nere della storia di Maveria, e certo quella che ha lasciato più ferite nella storia recente, essendosi consumata solo nove anni fa, è l’evento ricordato come Il Massacro di Maveria.
Era il 7616 d.F. Le richieste di Defiros di entrare in città si facevano sempre più pressanti, e la tensione tra il popolo e la cerchia del duca e dei nobili della città saliva, mentre questi volgevano le spalle ai cittadini, curando sempre più i propri interessi e barricandosi nelle zone più agiate.   La goccia che fece esplodere questa tensione riguardò il figlio del duca. Durante una battuta di caccia, il giovane era stato morso da un lupo mannaro; era sopravvissuto, ma aveva contratto la maledizione. Forse per scarso controllo della famiglia, o per disinteresse, il ragazzo cacciava le sue prede in città, ma le sue vittime erano dei distretti poveri, e la milizia cittadina fingeva di non vedere. Mentre il popolo chiedeva di essere protetto, e chi avrebbe dovuto farlo ignorava le sue richieste sempre più spaventate e frustrate, c’era chi presagiva conseguenze terribili. E fu ciò che avvenne.
Il 5 di Sildrin, l’ultimo mese d’inverno, quando già la popolazione era messa a dura prova dal clima rigido e dalla scarsità di risorse, il figlio del duca e un gruppo di suoi seguaci si trasformarono in lupi, senza che ancora ci fosse la luna piena, bensì al tramonto. Quella notte, invece di andare in cerca di vittime isolate, giocarono ad andare a caccia in città: invasero il quartiere Ovest, al confine con il bosco, in modo che le prede non avessero dove scappare, e inseguirono il popolo per le strade del distretto: spinsero le persone a radunarsi, in cerca di salvezza, e poi resero impossibile la fuga bloccando ogni uscita. Fatto ciò, tutti gli sventurati con cui il branco aveva deciso di divertirsi, quella lunga notte, furono dilaniati: vecchi, bambini, artigiani e boscaioli, madri con i neonati in braccio e padri disperati armati solo di attrezzi da lavoro, che non poterono nulla contro la furia del Massacro.
A partire dalla mattina successiva, mentre ancora il sangue non era del tutto secco sulle pietre della piazza, da allora rinominata Piazza del Tramonto (ma chiamata comunemente dai maveriani Piazza del Massacro), già scoppiava la rivolta: il popolo insorgeva contro i nobili che avevano permesso tutto ciò con la loro negligenza e la loro incuria, e contro la milizia cittadina che si era schierata con loro invece di proteggere chi ne aveva bisogno. La rivolta fu violenta, disperata e terribile, da una parte e dall’altra: il popolo, appena devastato dall’accaduto; i lupi, uccisi con non meno furia di quella che avevano esercitato la notte precedente; i nobili, per la maggior parte linciati o cacciati, tranne alcune famiglie che si sono salvate promettendo favori o addirittura unendosi alla rivolta. Alla fine, fu lo stesso popolo, ferito, spaventato e tradito, che corse ad aprire le porte a Defiros, avendo perso fiducia in chi gestiva la città, e bisognoso di protezione.    
Oggi, il triste evento è ricordato ogni anno il 5 di Sildrin, nel giorno noto come Il Tramonto spezzato: è tradizione che i cittadini si rechino al tramonto alla statua di Xaranth’ur eretta nella piazza del Tramonto, come ricordo dell’accaduto, o forse come monito, o forse per pregare il dio di non ripetere una tragedia del genere, e porgano offerte al dio e al ricordo delle vittime. Il Massacro è ancora una ferita aperta nel cuore dei maveriani: la prova tangibile che per quanto circondati da mura e pieni di speranza, gli emberek non sono ancora al sicuro, perché i mostri sono anche all’interno.
   

MAVERIA IERI E OGGI

Città antica e forte, sopravvissuta alla Rovina seppur con ferite profonde, che alcuni ritengono insanabili e in cui altri vedono opportunità di rifiorire, Maveria racconta la storia di un popolo che sa reinventarsi e trovare un modo per andare avanti.
La fertilità del terreno, la vicinanza alla foresta, la possibilità di coltivare con relativa abbondanza e un numero di popolazione alto, ma non insostenibile, ha permesso a Maveria di sopravvivere, se non agiatamente, almeno senza che la maggior parte della popolazione soffrisse la fame.   In seguito all’unificazione di Rhelenia sotto Torquin Defiros, però, le cose stanno cambiando.
Maveria, che riusciva a sostenersi, ha visto richiedere dalla capitale un ingente flusso di cibo e materie prime. Adesso, Rhelia e Torvallone hanno bisogno di più risorse, sempre di più, e il popolo di Maveria fatica a stare al passo. Inoltre, l'arrivo in città di un ingente flusso di immigrati dalla capitale ha significato nuova competizione per i lavoratori autoctoni. Contadini e boscaioli, oltre a versare i tributi di grano e legname dovuti al signore di Rhelenia, ora devono anche competere con i nuovi arrivati. Inoltre, la riduzione della disponibilità di risorse, ora che la richiesta aumenta sempre di più, ha causato un aumento dei prezzi anche a Maveria, rendendo il lavoro stesso più pericoloso, poiché i confini della foresta stanno venendo consumati e le attività di raccolta del legname portano sempre più vicino ai territori di caccia delle creature della foresta, le quali sono sempre più aggressive.
Quando non chiede, Rhelia compete: se gli artigiani di Maveria possono stare al passo, o potrebbero, se ancora disponessero di abbastanza materie prime per farlo, la produzione di metalli e in generale il lavoro delle fucine ha iniziato subito a soccombere alla potenza della capitale: sempre più cittadini, perdendo nel confronto con i mastri della capitale e la loro ingerenza nel mercato, perdono il lavoro. Sempre più persone nei distretti a sud della Mavelha si impoveriscono ogni giorno di più, mentre i distretti del nord prosperano.
La tensione sale e, per quanto la città risponda alle direttive di Defiros, e sia stata lei stessa ad accoglierlo, molti non pensano più che sia stata una buona idea – mentre altri sostengono ancora che fosse l’unico modo di sopravvivere, perché è vero che Rhelia chiede, ma Rhelia invia anche soldi e protezione.  
Il 3 di Adomanthus la città celebra comunque la Festa dell'Unificazione di Rhelenia, in cui si festeggia l'ascesa al potere di Torquin Defiros a Rhelia nel 7565 d.F., inizio dell'unificazione. Il sindaco tiene un discorso e organizza un banchetto pubblico in onore del popolo rheleniano, a cui ufficialmente è invitata tutta la popolazione, ma solo i cittadini abbienti riescono ad accedere per primi, e spesso agli altri non restano che gli avanzi della festa. Nella Porta del mercato e nel Quartiere dell’arena vengono organizzate attrazioni e tenute bancarelle di vario tipo.

Defiros, comunque, sembra avere grandi progetti per la città: concentrando i suoi sforzi sul nord di Maveria, sta cercando di potenziarne il mercato, con l’intento di trasformare la città in un importante polo commerciale. A questo fine, sono anche stati progettati i lavori per ampliare la Strada del nord, che già collega Maveria e Rhelia, in modo che possa collegare Maveria e Torvallone, eliminando la necessità di spostarsi solo via mare sulla tratta che collega Torvallone alla capitale – situazione che, di fatto, taglia fuori Maveria e le rende impossibile commerciare in modo indipendente.    

COMPOSIZIONE DELLA CITTÀ

Maveria è divisa a metà dal fiume Mavelha, che percorre l’interezza della città tagliandola in orizzontale e dividendola in multiple sezioni grazie ai percorsi in cui piccole parti di esso si separano.
La città è divisa in sei quartieri, separati dai vari canali, principalmente artificiali, del fiume, che si estendono fin fuori dalla città. Essi sono:
  1. La Riva dei ponti (rive della Mavelha)
  2. Porta del mercato (distretto Nord)
  3. Quartiere dell'arena (distretto Nord-Est)
  4. Distretto del bosco (distretto Ovest)
  5. Via del nuovo fronte (distretto Sud)
  6. Quartiere delle fornaci (distretto Sud-Est)
 

1. La Riva dei ponti (rive della Mavelha)

Situato nel centro della città, questo distretto si estende per buona parte della lunghezza del fiume Mavelha, comprendendone tutta la parte centrale e parte di quella orientale.
Sede storica della nobiltà maveriana e dei cittadini più abbienti, è il distretto più agiato della città, centro dell’arte e della cultura di Maveria insieme al Quartiere dell’arena. Qui si trovano strade e case in condizioni nettamente migliori rispetto a resto della città, e persino dei teatri, soprattutto vicino al confine con il Quartiere dell’arena. È l’unico luogo di Maveria che può essere davvero associato alla parola “benessere”, sebbene non sia tutto rose e fiori, e tensioni di diversa natura scorrano sotto la sua patina dorata. Nel versante meridionale, sotto il fiume, abitano altri cittadini benestanti, che non vivono all'altezza dei più ricchi di Maveria, ma in condizioni migliori del resto della popolazione.   Punti di interesse:
  • Il Gran Teatro Meylinthos, intitolato a Balerys Meylinthos, una cantante dragonborn ora ritirata dalle scene che aveva raggiunto l’apice della fama durante le Rifondazione.
  • La Cattedrale di Verkadia, culto principale della precedente classe dirigente cittadina, ha oggi perso gran parte della sua attrattiva ma è ancora frequentata dai nobili rimasti e da gente d'arme d'ogni sorta. In particolare funge anche da quartier generale della Fratellanza d'Arme di Maveria.
  • Le macerie della vecchia residenza della famiglia ducale, data alle fiamme dopo le rivolte causate dal Massacro di Maveria; gli abitanti ritengono che siano infestate dagli spiriti dei mannari che attaccarono la popolazione.
  • “Il filo argenteo”, la taverna di rango più alto della città, situata in riva alla Mavelha. Ai cittadini più abbienti piace cenare in riva al fiume nei mesi caldi.
   

2. Porta del mercato (distretto Nord)

Questo è il quartiere più esteso della città e il secondo più abitato dopo il Distretto del bosco.
È il primo quartiere che si incontra entrando a Maveria dalla Porta nord, l’accesso più grande alla città, vicino alla quale si trovano le stalle. Questo quartiere è l’esempio tangibile dell’opera di propaganda che Defiros sta cercando di portare avanti e dei suoi progetti su Maveria: la sua ambizione di renderla il centro del commercio di Rhelenia, illustre e ricco, una dimostrazione di benessere. Nessuno di questi aggettivi descrive davvero la Porta del mercato, ma di certo Defiros ha mobilitato una quantità non trascurabile di risorse per fare in modo che in futuro sia così.
La popolazione che risiede qui si potrebbe definire di ceto medio: non ricca o potente come gli abitanti della Riva, ma di certo più benestante dei quartieri dei lavoratori, gruppo a cui una volta questo distretto apparteneva a pieno. Alcuni riescono ad arricchirsi e andare a vivere nel quartiere della Riva, ma non sono molti.   Punti di interesse:
  • La sede della milizia cittadina, al confine con la Riva dei ponti, la quale ha il compito di assicurarsi che i quartieri più agiati siano al sicuro, a volte (o, alcuni sostengono, sempre) trascurando i quartieri più popolari.
  • Alcune locande, riaperte di recente per accogliere i commercianti, almeno secondo l’intenzione di Defiros che progetta un grande flusso di mercanti da e per Maveria; attrazione speciale del distretto sono le due locande rivali “La coppa al bivio” e “Il salice ridente”, ricostruite dopo la furia della Rovina, ancora gestite dagli stessi fratelli gemelli nanici che adesso sono rivali e famosi per la loro competizione.
  • L’Accademia degli architetti, professione di cui Maveria ha avuto molto bisogno per la ricostruzione (perfezionando le conoscenze di architettura abbastanza da competere, o, alcuni dicono, superare la capitale, Rhelia). L’Accademia ha prodotto ottimi architetti, progettisti, urbanisti, e ben più di un cittadino è riuscito a fare fortuna dirigendo un cantiere importante. L’Accademia funge anche da scuola per istruire i figli di chi può permettersi di mandare i propri figli.
  • Il Grande Mercato, che nei progetti di Defiros dovrà diventare il punto di spicco di Maveria, verso cui egli ha inviato risorse per migliorare la zona e porre la base, anche stringendo accordi commerciali, perché un giorno diventi il mercato più grande, anche se non il più ricco, di Rhelenia. Nei suoi progetti, in futuro qui sarà possibile trovare di tutto, ma essi sono ben lontani da essere realizzati: le strade non sono sicure e viaggiare via terra verso Torvallone non è ancora possibile, così che, per commerciare con Torvallone, Maveria è sempre costretta a passare da Rhelia e dalle sue navi, motivo per cui i costi delle merci sono alti, e i tempi di attesa per ricevere armi o armature della migliore fattura disponibile, quella appunto di Torvallone, molto lunghi.
  • Il Municipio della città, in cui si riunisce l’assemblea cittadina.
 

3. Quartiere dell'arena (distretto Nord-Est)

Questo è al tempo stesso il quartiere più antico e più nuovo di Rhelenia, spazzato via dal tornado e ricostruito quasi da zero. Partendo dall’anfiteatro cittadino, che viene ricordato come il primo edificio ricostruito durante la Rifondazione, il distretto è un punto d’interesse soprattutto per i cittadini agiati e per i visitatori inviati da Defiros, essendo pensato per lo svolgimento di attività pubbliche e l’intrattenimento, ma a volte anche il popolo può accedere a qualche spettacolo gratuito od offerto.   Punti di interesse:
  • Il parco cittadino, noto come il parco della Vecchia Cittadella: uno splendido giardino tagliato a metà da un canale artificiale della Mavelha, ricostruito intorno alle macerie della Vecchia Cittadella. Al centro del parco c’è il ponte della Vecchia Cittadella: l’unica cosa, a quanto si racconta, a essere rimasta in piedi del distretto durante la rovina. È tradizione celebrare qui matrimoni perché si ritiene che porti fortuna.
  • Il tempio di Zothrak, unica struttura superstite del vecchio quartiere, ospita il più antico cimitero della città ma è responsabile per la manutenzione di tutti.
  • L’anfiteatro, al confine con la Riva dei ponti. Qui si tengono eventi sportivi, religiosi e teatrali per la cittadinanza, perlopiù a ingresso libero in occasione delle ricorrenze civili o religiose della città, ma non solo.
  • Le terme naturali, alimentate dall’acqua della Mavelha, riscaldata in questo punto dall’attività vulcanica della regione.
  • “L’alloggio alla Vecchia Cittadella”, la locanda più costosa di Maveria, in cui a differenza del “filo argenteo” è possibile pernottare: costruita vicino alle terme, ospita i commercianti e offre servizi per aiutarli a riposare dopo il viaggio o prima di ripartire.
 

4. Distretto del bosco (distretto Ovest)

È il distretto più popolato della città, situato al confine con la foresta di Govenal e abitato principalmente da lavoratori: taglialegna, costruttori, artigiani e simili.
Parte in passato del più ampio “distretto meridionale”, questo quartiere è stato il centro della Rifondazione, non tanto per la provenienza delle materie prime, lavorate nel Quartiere delle fornaci, ma per la manodopera che ha fornito. È il distretto più popolare della città, con moltissime costruzioni in legno preso dalla foresta e forte presenza di “verde” in città, con strade alberate (anche se non tenute elegantemente come verrebbe fatto nella Riva). Nella parte sud del distretto si trova il porto fluviale di Maveria, che la collega al mare. Negli ultimi anni, dopo la presa di Maveria da parte di Defiros, le condizioni della popolazione stanno rapidamente peggiorando: Maveria, che riusciva a sostenersi, ha visto richiedere dalla capitale un ingente flusso di cibo e materie prime. Adesso, Rhelia e Torvallone hanno bisogno di più risorse, sempre di più, e il popolo di Maveria fatica a stare al passo. Inoltre, l'arrivo in città, e soprattutto in questo distretto, di un ingente flusso di immigrati dalla capitale ha significato nuova competizione per i lavoratori autoctoni. Contadini e boscaioli, oltre a versare i tributi di grano e legname dovuti al signore di Rhelenia, ora devono anche competere con i nuovi arrivati. Inoltre, la riduzione della disponibilità di risorse, ora che la richiesta aumenta sempre di più, ha causato un aumento dei prezzi anche a Maveria, rendendo il lavoro stesso più pericoloso, poiché i confini della foresta stanno venendo consumati e le attività di raccolta del legname portano sempre più vicino ai territori di caccia delle creature della foresta, le quali sono sempre più aggressive. Vecchi malcontenti contro la precedente classe dirigente stanno serpeggiando tra i cittadini di oggi, e molti non vedono di buon occhio la scelta fatta durante la rivolta che ha seguito il Massacro, ritenendo che aprire le porte della città a Defiros sia stata la loro rovina. Inoltre, lavorare ai confini della foresta è tutt’altro che sicuro, e non è raro che qualcuno venga aggredito da un mostro il cui territorio ormai è minacciato dall'espansione dei boscaioli; per questo, un gruppo di persone si è organizzato in modo autonomo per fare da guardaboschi, cercano di vigilare sulla sicurezza di chi va a lavorare nella foresta o di avvisare per tempo la città se i mostri si avvicinano troppo.   Punti di interesse:
  • La segheria in riva al fiume, storicamente il luogo dove la legna tagliata dalla foresta arrivava in città e veniva sezionata per le varie attività locali. Di recente è nata una competizione tra questa segheria storica e un’altra, nuova, gestita da un uomo della capitale che si dice sia in stretti affari con i vertici della città.
  • La Piazza del Tramonto, tragicamente nota ai cittadini come Piazza del Massacro, il luogo dove nel 7616 d.F. si consumò la strage in cui parte della popolazione fu intrappolata e fatta a pezzi. Al centro della piazza è stata eretta una statua a Xaranth’ur, per ricordare le vittime, e pregare il padre dei mostri di non abbattere nuovamente la sua furia sulla città.
  • “Il terrazzo verde”, una locanda a cielo aperto, costruita sui tetti di tre case popolari comunicanti, luogo di incontro e conforto per i lavoratori stanchi. Si dice che qui si possa trovare il gin più forte della città.
  • La via degli artigiani, una lunga via dove risiedono i laboratori più noti della città. Un tempo più festivo e pronto a sfidarsi in amichevoli competizioni tecniche, oggi chi lavora qui è sempre più teso dopo l’ulteriore riduzione della paga subita.
  • Il tempio di Adomal, vicino al porto fluviale, grazie alle sue elemosine allevia il disagio economico del quartiere.
 

5. Via del nuovo fronte (distretto Sud)

Questo distretto è situato nella zona più a sud della città. Parte in passato del più ampio “distretto meridionale”, ha col tempo sviluppato caratteristiche proprie, evolvendo nel tempo come il luogo in cui andavano a vivere i cittadini che si occupavano della ricostruzione di Maveria, e, dopo ancora, sede di cittadini che lavoravano nel resto della città. In tempi recenti, molti abitanti si sono spostati da questo distretto, impoverendolo sempre di più. Vivere qui non ha niente di agiato: è rimasto solo chi non può permettersi una casa altrove, e chi può, se riesce a mettere qualcosa da parte, se ne va.
Il distretto è attraversato dalla Via della Frontiera: la strada che parte dalla Porta del sud e taglia il distretto a metà. Trovandosi al confine con il mondo selvaggio che costituisce il resto di Rhelenia dopo la Rovina, questa zona è la meno sicura della città, non solo perché la maggior parte degli insediamenti e dei campi sono fuori dalla Porta nord, lasciando la zona sguarnita, ma per il costante timore che qualche mostro superi le mura e si introduca nel distretto, e per la scarsa presenza della milizia cittadina, che concentra i suoi sforzi altrove e raramente si fa vedere da queste parti se non necessario, non facendo molto per contrastare l’aumento delle attività criminali, soprattutto quelle della Gilda dei ladri.
Di recente, la propaganda di Defiros per spingere all’esplorazione del sud partendo proprio da Maveria ha portato alla sistemazione di alcune strade e a piccoli rinnovi, ma non si tratta che di una facciata per rendere la zona appetibile agli avventurieri ispirati da Defiros, che però qui dovranno guardarsi bene le spalle.   Punti di interesse:
  • Capo della frontiera: un accesso aperto al pubblico, situato sulle porte cittadine meridionali, a una scala attraverso cui salire fino ad avere una vista della Frontiera, il confine meridionale della città, chiamata così perché si pensa che a sud non ci sia più nulla se non terre selvagge da riconquistare.
  • Il Vecchio Palazzo, appartenente a qualche nobile prima della Rovina, ora abbastanza dismesso ma ricostruito alla bell’e meglio. È stato utilizzato come ospedale da campo durante la ribellione.
  • Il tempio di Xelara, realizzato in marmo nero in stile barocco, benché deprivato delle sue decorazioni a causa di saccheggi durante la Rovina, e l'annesso ospedale, gestito da guaritrici del culto.
  • “Il pioniere mozzato”, una locanda gestita da un vecchio avventuriero che si è ritirato dopo aver perso un avambraccio in circostanze che sembrano cambiare lievemente ogni volta che racconta la storia. Molto propenso ad accogliere avventurieri, è conosciuto per essere uno degli strambi del distretto.
   

6. Quartiere delle fornaci (distretto Sud-Est)

Parte in passato del più ampio “distretto meridionale”, ha avuto particolare rilevanza dopo la Rovina: nelle sue fornaci, il metallo rimasto veniva fuso per essere riutilizzato, si realizzavano o riciclavano i materiali per ricostruire la città, e si organizzava la manodopera per la Rifondazione. Già un quartiere minore ai tempi di massima operatività, col tempo si è rimpicciolito, finché oggi comprende solo pochi fabbri, qualche fornace ancora attiva, qualcuno che lavora la pietra. Con l’arrivo di Defiros la popolazione di questo distretto ha iniziato a perdere il lavoro: molti costruttori e risorse vengono mandati dalla capitale, e questo distretto non può competere né per maestria né per quantità di materiali disponibili, non avendo né grandi quantità di metallo né una qualità alta come quella di Rhelia o Torvallone. Sempre più fornaci si stanno ritrovando costrette a chiudere e poche cercando di resistere specializzandosi, ma sono tempi duri per questi lavoratori. Insieme alla Via del nuovo fronte, è il distretto più povero, e probabilmente quello in cui c’è più malessere: dopo aver perso il lavoro, quasi nessuno ha i fondi per spostarsi nel Distretto del bosco e reinventarsi come artigiano o anche taglialegna, e quel distretto è già sovrappopolato, rendendo difficile trasferircisi, al punto che molti, dopo aver perso il lavoro qui, sono costretti a trasferirsi fuori dalle mura di Maveria per badare ai campi, esponendosi alla furia dei mostri.
È qui che si trova la più grande comunità di coboldi di Maveria, forse proprio per la difficoltà a spostare un gruppo così numeroso: tra doversi separare e rimanere in un luogo sempre più difficile, i coboldi hanno scelto l’opzione che permetteva loro di restare insieme, anche se molti sognano di riuscire un giorno a trasferire l’intera colonia. Al centro della zona in cui vivono i coboldi si trova l’edificio che ospita le loro uova, la Culla Comune, che essi cercano di proteggere il più possibile.
Il quartiere ha inoltre una pessima fama, non infondata, per l’alto tasso di criminalità, al punto che in molti sono convinti che sia proprio qui la base della Gilda dei ladri che impera nel sud di Maveria. Tutti dicono che, soprattutto dopo il calar del sole, è una pessima idea avvicinarsi alle fornaci abbandonate, nel timore che i vertici della criminalità vi stiano conducendo loschi affari.   Punti di interesse:
  • “La vecchia fornace”, una taverna in cui non è possibile dormire, costruita all’interno di una fornace in disuso che un tempo produceva mattoni. È conosciuta nel distretto per ospitare combattimenti clandestini ed essere un luogo in cui mettersi in contatto con la criminalità locale (o essere contattati da essa).
  • La Vecchia Piangente, una vecchia statua situata in una delle piazze più vecchie della città che ritrae una donna in lacrime. Secondo alcune leggende, ogni tanto si può vedere la statua piangere davvero.
  • Il primo mercato, una piazza in cui in passato si teneva il mercato prima che venisse ricostruita la Porta del mercato. Oggi frequentata perlopiù da gente poco onesta, una delle aree più buie e pericolose la notte.
  • La statua del Custode Scarlatto, una statua in ferro del drago rosso che si dice risieda sul vulcano vicino Rhelia. Vecchio luogo di raccolta della stirpe draconica, è qui che si tiene la cerimonia del Canto della tempesta.
 
Gonfalone di Maveria
Luoghi Inclusi
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