Torindo
Torindo Battiferro nasce sull’isola rocciosa dei Nani in una famiglia molto umile, i nonni si occupavano di piccole coltivazioni che
contribuivano alla sopravvivenza del clan di appartenenza. I suoi genitori erano molto
severi e rigidi come solo un nano può esserlo e le manifestazioni d’affetto erano molto rare: il padre aveva un portamento militare ed era poco presente per la famiglia, spesso stava ore ed ore dentro le miniere alla ricerca di metalli da lavorare; la madre, anch’essa molto severa, si occupava di cacciare insetti e piccoli animali dentro le caverne per poi venderli al mercato locale. Durante la sua infanzia Torindo si ritrovò a
cacciare con la madre sia fuori che dentro le caverne, ciò gli consentì di sviluppare una certa
insensibilità verso i piccoli animali e insetti che percepiva solo come cibo. Fin quando un giorno tra gli
alberi di uno dei boschi minori all’estremo Sud dell’isola il piccolo Torindò scorse una figura curiosa,
alata, squamosa: era un cucciolo di drago; per la prima volta il nano non vide un animale come una
preda, ma come un possibile compagno di viaggio, decise di adottarlo e lo chiamò “Animaletto”
(soprannome che, in seguito, attribuirà al coboldo Dinario).
Il cucciolo di drago incuriosito da Torindo decise di seguirlo fino a casa, ma la madre del nano decise
di trattare il drago come l’ennesima preda; da quel giorno Torindo smise di parlare con la madre, pur
essendo costretto a vivere con lei. Solo quando, intorno ai 50 anni, il padre di Torindo si spostò a sud
per unirsi alla Comunità dei Grandi Fabbri, il nano potè lasciare la madre definitivamente; il padre negli
anni si era specializzato come Fabbro, acquisendo quello che poi sarà il cognome perduto di Torindo:
Battoferro.
Ma la rigidità dei genitori era come il ferro che il padre batteva dall’alba al tramonto e Torindo, che nella vita voleva battersi per la sua libertà, un giorno decise di rubare dei Fiorini che il padre aveva nascosto con cura e di partire verso l’incognito su una delle navi mercantili che raramente attraccavano sull’isola.
Il nano si ritrovò a Sicus e, in breve tempo, per lui la Gilda degli Ammazzadraghi divenne il mezzo attraverso cui poteva conquistare la sua libertà. Torindo distruggere il maligno per sempre, così da trovare la calma nella pace che
avrebbe conquistato con gli altri avventurieri. Ben presto il nano diventò un anello centrale, col suo
atteggiamento scherzoso e ironico, ma sempre pronto alla battaglia; era restio agli ordini, che lo
ripotavano alla sua rude infanzia, e spesso partiva in carica senza preoccuparsi delle conseguenze.
decise di unirsi a La Gilda degli Avventurieri; per combattere e Nella sua permanenza tra gli Gildani legò molto con Dinario Straor, il quale gli ricordava il draghetto che non era mai riuscito a tenere con sè; il suo percorso da guerriero virò verso la spiritualità quando, per liberarsi da una maledizione che lo rendeva perennemente debole e stanco, si affidò al Signore della Luce
e rinunciò ai piaceri della carne (per un errore di formulazione durante la benedizione diventò vegetariano
piuttosto che rinunciare ai piaceri fisici).
Torindo stette lontano per una vità intera dagli altri nani, fin quando, dopo aver estratto dall’Albero Nero il Martello Ancestrale, iniziò a sviluppare una connessione profondissima con la sua cultura nanica. Il richiamo degli antichi era così genuino e intenso che, quando l’occasione gli si porse davanti, realizzò istantaneamente che il suo scopo era sconfiggere uno dei mali che tormentava l’umanità da tempo: Bayle, il Tetro.
Torindo decise di sacrificare la sua stessa esistenza per questo scopo, distruggendo col Martello
Ancestrale, non solo la Folgore di Bayle, ma anche la sua carne e i suoi pensieri; fu un gesto
apparentemente impulsivo e giocoso, ma Torindo era ben consapevole che fosse l’unico modo per trovare
la pace. Il nano sparì in un forte bagliore luminoso per ricongiungersi alla stirpe nanica e diventare uno degli Antichi.
Uno dei suoi compagni, Borro Cucinaduro , creò una pietanza in suo onore che rapidamente venne preparata in tutte possa scorgere il suo viso e la sua folta barba tra le nuvole prima delle battaglie.

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