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Culture di Zemakh

Storia

Le leggende di Zemakh raccontano di un'era antica in cui i giganti dominavano tutto il continente, gli umani e le altre specie erano costrette a vivere nascosti nelle profondità della terra o sulle cime degli alberi. Il capo dei giganti era Zemakh, il Titano. Dopo secoli di paura e reclusione, i popoli delle profondità ascesero con i 3 grandi poteri che li rendevano unici: il fuoco, il metallo ed il mana.
La guerra durò millenni, ma infine i giganti furono esiliati nella Punta Meridionale, ed il corpo di Zemakh compose la grande catena montuosa del continente.
Una volta spartitesi le spoglie del Titano, le tribù si formarono. Gli Tsiuchia presero gli occhi, possa la vista del Titano permettergli di scrutare in ogni animo. I Bulsan presero la lingua, non si può essere schizzinosi se si sopravvive al deserto. I Doisia presero i piedi, per attraversare ogni distanza in un battito di ciglia. Gli Alarano presero le mani, mani poderose e forti, per frantumare ogni nemico. Infine i Rocoste presero la cosa più importante, il cuore e l'anima del Titano. I Giganti di Punta Meridionale finirono poi con l'estinguersi. Nonostante competano alla sopravvivenza nelle stesse terre, tutte le tribù accettarono la costruzione di un mausoleo con un frammento di quanto preso dal Titano. Un vecchio detto Rocoste recita "per quanto il futuro sia importante, dobbiamo essere grati al passato, o non sentiremmo l'importanza del presente".

Il bucolico equilibrio fu poi spezzato dai primi tentativi del Regno di Bramescalia di insediarsi durante l'era delle Tempeste. Per quanto fosse semplice giungere sulle coste di Zemakh, si scoprì rapidamente che l'influenza delle divinità dal Parse Krin non giungeva sulle coste del continente, rendendo letale ogni rappresaglia di bestie pericolose e difficile la sussistenza. Non aiutò scoprire che numerosi Dimenticati vivono in stato dormiente nel continente e che le tradizioni zemakhi sono l'unico modo per evitare di averci a che fare. A differenza di quanto fatto dai suribiani presso Punta del Giavellotto, la colonizzazione di Zemakh iniziò estremamente tardi, quando gli esploratori pacroix portarono nuove ed innovative apparecchiature alimentate a Cristalli di Mana.

Da quel momento ogni potenza tentò di aprire colonie lungo la costa di Zemakh, la crisi di Pacroix innescò però un effetto domino che portò al fallimento della propria e delle compagnie coloniali delle altre potenze scatenando la Guerra di Oltremare.

Culture e Lingue

Tsiuchia
Discendenti delle foreste nebbiose e delle valli del muschio, gli Tsiuchia sono un popolo spirituale, legato alla visione e alla percezione. Avendo ereditato gli occhi del Titano, si dicono in grado di vedere la verità nascosta nelle anime, nei sogni e nei presagi. Vivono in comunità arboree, tra le cime degli alberi sacri, e praticano un'arte rituale fatta di maschere, visioni e intagli ossei. La lingua è composta di fischi, sospiri e vocalizzi profondi, simile al canto degli uccelli o al vento tra le fronde. Profondamente animisti, gli Tsiuchia temono i Dimenticati più di ogni altro, ma sono anche i più capaci di percepirne l’arrivo. I loro sciamani sono rispettati in tutto Zemakh, persino dai coloni. Simili alle culture indios sudamericane del nostro mondo.

Bulsan
Sopravvissuti ai deserti rossi e agli altipiani silicei del nord-ovest, i Bulsan sono un popolo di narratori e camminatori solitari. Dopo aver ricevuto la lingua del Titano, svilupparono una forma di eloquenza brutale e potente: la loro oratoria è così intensa da sembrare incantatoria. Il loro idioma è secco, ritmato da colpi di gola e versi brevi. Vivono in comunità mobili, seguendo le tempeste e i segni lasciati dagli animali sacri, come il tèrmuk, un serpente gigante del sottosuolo. I Bulsan credono che la verità si trovi nel silenzio tra le parole e che solo chi ascolta davvero possa sopravvivere nel deserto. Simili alle culture aborigene australiane del nostro mondo.

Alarano
Guerrieri montanari e cacciatori di colossi, gli Alarani vivono sulle cime frastagliate e tra le gole più impervie di Zemakh centrale. Detentori delle mani del Titano, sono rinomati per la loro abilità nella lavorazione del metallo e nella costruzione di strumenti da caccia. Vivono in clan dove l’onore personale è sacro, e ogni arma forgiata è anche una reliquia. Parlano una lingua gutturale e musicale, fatta per essere udita sopra il frastuono del vento. Portano tatuaggi rituali sulle braccia, ogni linea un colpo sferrato o ricevuto. Alcuni Alarani più giovani disprezzano i coloni, altri li vedono come nuove prede da testare in battaglia. Simili alle culture native nordamericane del nostro mondo.

Doisia
Provenienti un tempo dal Dish Tanaq, i Doisia sono un popolo di corridori sacri, monaci nomadi e cronisti del vento. A loro furono donati i piedi del Titano, simbolo del viaggio eterno e della conoscenza in movimento. I Doisia costruiscono piramidi e scavano catacombe, dove la meditazione è un rito quotidiano. Le loro lingue sono cantilenanti, ricche di parole per descrivere il tempo, lo spazio e l’umore della terra. Sono veggenti del cielo, e si dice che sappiano leggere il destino nei fulmini e nelle migrazioni degli stormi. I coloni li temono e li venerano in egual misura, come misteriosi maestri dell’invisibile. Simili alla cultura etiope del nostro mondo.

Rocoste
Abitanti delle isole e delle scogliere del sud, i Rocoste custodiscono il cuore del Titano, fonte della loro intensissima spiritualità e della capacità di legarsi alle forze primordiali del mondo. Le loro culture sono fluide, piene di canti cerimoniali, tatuaggi ad aghi di corallo e danze telluriche. Ogni comunità Rocoste ha un “Custode del Cuore”, sacerdote che mantiene il legame con il potere del Titano. Parlano una lingua armonica, che alterna toni lunghi a sillabe rapide. Sono costruttori di canoe e navigano anche oltre le tempeste. Il loro culto del passato è profondo e malinconico, ogni generazione cerca di essere degna del dono ricevuto. Simili alla cultura polinesiana del nostro mondo.

Coloniali di Zemakh
Coloni delle coste orientali e delle pianure tropicali, i coloniali di Zemakh sono discendenti di esploratori, soldati e visionari giunti dal Parse Krin nel tentativo di domare un continente vivo e misterioso. La loro identità è giovane, fragile, e spesso definita dal contrasto: tra paura e desiderio, tra missione civilizzatrice e ossessione di controllo. Parlano Angelingua (inglese) come lingua franca contaminata dai dialetti delle potenze originarie ma anche da prestiti zemakhi che rivelano un'inconsapevole fascinazione. Per loro, Zemakh è una ferita e una promessa, un altare di risorse e di pericoli in cui ogni superstizione può diventare scienza, o ogni regola fallire. I coloni della Bramescalia tendono a vedere il continente come un ostacolo tecnico da risolvere, i pacroix come un’opera incompiuta da decifrare, gli alastarzani come un enigma da forzare fino a strapparne il cuore. Cresciuti tra palizzate, rituali ibridi e silenzi carichi di presagi, i coloniali credono di portare il futuro ma sanno, nel fondo del cuore, che stanno lottando contro la natura stessa.



Cover image: by Nicholas Maxson-Francombe

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