Culture di Atinia
Storia
Il continente di Atinia fu scoperto e battezzato durante l'era di Carta da navigatori di Deserto Sepolto, abitato da diverse culture che avevano passato gli ultimi secoli in pellegrinaggio, sviluppando un legame di interdipendenza e pace culturale. Il rapido sviluppo dopo la fondazione delle città di Mhertil e Cresna, i locali iniziarono un processo prima di integrazione e poi di conquista dei coloni. I regni atiniesi ebbero poi un costante contatto con Omaloria ed il Surib, respingendone ogni tentativo di assimilazione, arrivando pure ad impedire l'approdo dei profughi sfuggiti all'Epidemia di Saliva Blu e riducendone drasticamente la diffusione nel continente.
L'era della Tempesta prende però il proprio nome proprio dagli avvenimenti che avvolsero Atinia, a cominciare dall'arrivo di Kubilai Igorovich Cavalcanubi, kubilai dei clan grotus di Steppa Violenta che dopo aver occupato Costa Piovosa iniziò l'espansione oltre Cornacumia, giungendo ad Abadia e conquistando tutto il continente con la sua armata. L'impero del potente capoguerra non gli sopravvisse ed i minggan stabilitisi nei vari regni prima ruppero i rapporti l'un l'altro dividendosi in varie Orde, poi persero lentamente presa sui leader locali che, a partire dal ducato di Rodopi, riuscirono a spazzare via le orde con l'unica eccezione dell'Orda Bianca di Sigruthal. I secoli che ne seguirono furono una costante lotta tra i regni del continente per la supremazia l'uno sull'altro, nonostante la consapevolezza di respingere uniti ogni tentativo di occupazione dai popoli di sud-est.
La repubblica di Porto Famelico riuscì persino nell'arduo tentativo di stabilirsi presso Cornacumia, fondandone i numerosi porti al costo di disperderne i nativi. Cornacumia prende infatti il nome dagli abitanti, che facevano delle loro lunghe corna un vezzo ed una distinzione di regalità ma che il resto del mondo vedeva unicamente come dimostrazione della loro natura demoniaca. Mentre molti dei popoli di Cornacumia furono completamente spazzati via, ai kitsune fu permesso di continuare a vivere al di fuori dei confini delle loro terre natie, iniziò il lungo pellegrinaggio ed esodo che li porterà ad essere odiati da tutte le terre che li accoglierà.
I costanti conflitti che avvolgono il continente furono infine spezzati dalla nascita dell'Ordine di Piombo, votato a Dunstan l'Assioma. I suoi paladini iniziarono a combattere fianco a fianco dei vari regni come mercenari, per poi voltare le spalle ad ognuno di loro minacciando i vari regnanti durante un tentativo di accordarsi presso Cresna, stipulando il famoso Arbitrato di Cresna. Nasce la Lega di Atinia, una confederazione di paesi in costante tensione e divisi per realtà culturali sotto il costante sguardo e giudizio dell'Ordine di Piombo, insediatosi nel sud di Costa Ripida. Per quanto la pressione religiosa sia più leggera di Balestar, tutta Atinia vive in costante fermento ed in una leggera arretratezza rispetto ai suoi vicini, con l'unica eccezione di Cornacumia che dopo essere diventato un importante snodo commerciale è ancora oggi teatro di una violenta guerra tra Federazione Mercantile e la Lega di Tagandassa, una federazione di capitani pirata che lotta per la sopravvivenza contro il secondo esercito più all'avanguardia del mondo.
Culture e Lingue
Per quanto Atinia sia abitata da culture molto distanti l'un l'altra, qualunque lingua parli i tuoi vicini la capiranno, faticando giusto su piccoli cenni culturali o dovendo rallentare nell'esposizione. Fatta eccezione per Silvano, Kitsune e Cornuto, tutte le altre lingue vengono tipicamente chiamate Atiniese oppure Orchesco del Nord.
Abadì
Cultura degli abitanti delle giungle e delle coste del sud, gli Abadì sono noti per la loro calorosità, l'accoglienza senza pregiudizi e una cultura gastronomica che spazia tra dolce, piccante e fermentato, frutto di secoli di commistione. Parlano il Silvano (arabo), lingua antica e musicale. Nonostante le numerose occupazioni e l’arrivo delle Orde grotus, gli Abadì hanno mantenuto le loro tradizioni grazie a una curiosità genuina per l’altro, che ha portato gli invasori a integrarsi piuttosto che cancellarli. Amano i racconti lunghi, il tè forte e i fiori cuciti nei tessuti. Simile alla cultura Bosniaca del nostro mondo.
Sirraveta
Cultura degli altipiani settentrionali, i Sirraveti sono noti per il loro spirito fiero, conservatore e spirituale. Parlano un dialetto duro e marcato, e le loro comunità sono spesso regolate da anziani e matriarche. Mantengono riti ancestrali legati alla luna e al sangue, e i simboli runici coprono pietre, stendardi e scudi. Le incursioni dell’epoca grotus hanno lasciato ferite profonde, ma anche un’enorme tradizione orale marziale. Nonostante il legame alle origini Orchesche, sono molto goliardici. Simile alla cultura Serba del nostro mondo.
Rodopica
Eredi del primo ducato libero dall’influenza grotus, i Rodopici sono urbanizzati, orgogliosi e raffinati. Grandi costruttori e giuristi, governano città verticali dai tetti aguzzi e amano la scultura pubblica. Il popolo è noto per il proprio senso di giustizia inflessibile e per una lingua composta da molteplici livelli di formalità. Le lotte tra famiglie nobili sono quotidiane, ma raramente scivolano nel caos: la diplomazia e la vendetta legale sono considerate arte. Ospitano le migliori accademie dell’intero continente. Simile alla cultura Bulgara del nostro mondo.
Mhertilense
Antichi fondatori del più grande porto atiniese, gli Mhertilensi sono pragmatici, silenziosi e profondamente legati alla terra. I loro templi sono tra i più antichi, spesso scavati nella roccia, e la loro lingua è melodica ma scarna, priva di fronzoli. Conosciuti per la loro agricoltura di precisione e la bravura nei commerci interni, sono anche famosi per una linea di mosaici storici che raccontano l’intera storia di Atinia, da prima dell’arrivo dei coloni. Venerano simboli agricoli e di equilibrio. Simile alla cultura Macedone del nostro mondo.
Noyana
Mercanti di lunga tradizione marinara, gli abitanti di Punta della Dedizione sono conosciuti per le loro flotte agili e per la lingua piena di prestiti, che cambia a seconda della regione. Esperti mediatori e contrabbandieri, hanno una reputazione ambivalente: alcuni li vedono come i custodi del libero mercato, altri come trafficanti senza scrupoli. Le loro città costiere sono piene di torri d’osservazione e bassifondi fluttuanti. Famosi anche per la musica a corde e i balli ritmici che riempiono i moli nelle sere d’estate. Simile alla cultura Dalmata del nostro mondo.
Tagandiana
Popolo fiero, figlio dell’epoca coloniale, i Tagandiani hanno costruito la loro identità sull’indipendenza e sulla resistenza. Navigatori, cartografi e combattenti, si muovono tra le isole e le coste dell’est di Atinia, fondando piccole repubbliche marinare e covi pirata. Il loro abbigliamento è sgargiante, spesso adornato di denti e perline, e i loro rituali richiamano antiche pratiche animiste. Parlano un misto tra le lingue orientali e quelle atiniesi, dando vita a una parlata cantilenante. Simile alla cultura Rumena del nostro mondo.
Cornuta
Gli antichi abitanti di Cornacumia, oggi quasi del tutto scomparsi, erano noti per le loro lunghe corna rituali — cresciute per selezione mistica o scolpite su maschere cerimoniali. Visti come demoni da molti, erano in realtà custodi di una cultura regale e spirituale, dedita alla profezia e all’allevamento di creature sacre. I superstiti Cornuti vivono nascosti, spesso confusi con i Kitsune, ma la loro lingua, fatta di sussurri e toni profondi, sopravvive tra le rovine e gli iniziati.
Kitsune
Un popolo in esilio, errante e perseguitato, i Kitsune si distinguono per i tratti volpini, reali o simbolici, e per la loro maestria nell’inganno, nell’arte e nella sopravvivenza. Discendenti delle terre centrali di Cornacumia, hanno mantenuto riti segreti, danze ipnotiche e un modo di parlare che alterna dolcezza a improvvise crudeltà. Odiati e temuti, spesso sono scambiati per spie o ladri, ma sono anche i più raffinati artigiani e veggenti di tutto il continente. Simile alla cultura Romanì del nostro mondo.
Nanico del Nord
Detti anche “Erődítmény”, i nani del nord si rifugiarono tra le scogliere e i canyon innevati quando le orde grotus calarono su Atinia. Resistettero, scavando città-fortezza nei ghiacci e dedicandosi alla forgiatura rituale. Le loro canzoni funebri sono leggendarie, così come la precisione dei loro calendari. Parlano una lingua scandita da colpi gutturali e pause solenni. Fieramente autonomi, hanno un odio atavico per i Tagandiani e per i demoni delle steppe. Simile alla cultura Ungherese del nostro mondo.
Ordine di Piombo
Discendenti dei mercenari paladini di Dunstan l’Assioma, i membri dell’Ordine vivono come monaci-cavalieri, soggetti a un codice rigoroso. La loro cultura è fatta di preghiera, addestramento e raccolta di informazioni. Parlano la lingua Angelica, ma tutti imparano almeno tre dialetti locali. Hanno trasformato le loro roccaforti in centri di giudizio e inibizione delle passioni, in un mondo che considerano troppo emotivo e corrotto. Sono amati o odiati, ma mai ignorati.
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