Onderos, un punto di vista by Roberto Belli | World Anvil Manuscripts | World Anvil
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L'Incontro Come in un Sogno

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L'Incontro

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Fece un sospiro, le sue palpebre erano appesantite dalla difficoltà di leggere in quelle condizioni, avrebbe di gran lunga preferito leggere nel buio totale.

"Onderos, vecchio mio, incontriamoci al porto di Darea, ho trovato qualcuno folle abbastanza per quello che stai cercando"

"Incredibile, Diocleziano si è reso utile alla fine" sussurrò tra sé e sé l'elfo scuro prima di accortocciare la lettera e lanciarla nel camino dietro di lui.

"Taverniere, non si preoccupi per la stanza" disse sollevando il braccio in un saluto militare "l'avventura chiama"

Chiuse il tomo di fronte a lui, un manuale scritto tempo addietro da un folle che credeva di avere risposte alle domande che ogni giorno attanagliano le vite degli uomini saggi, "uno come un altro" pensò con un leggero peso nell'animo, forse la notte gli avrebbe portato consiglio. 

 

La città non è cambiata di una virgola dai tempi della cattura da parte di Argillano ed i suoi fedelissimi, Onderos sentiva nel naso l'aroma delle spezie trasportate da Artavazda unito al mefitico odore del pesce avanzato, le anime che lo circondavano erano ben poco diverse da quelle del resto del continente, eppure qua si respira un'aria diversa rispetto a quella del resto dell'Impero.

Aggrottò le sopracciglia e, stringendo con una mano il pomo della sua lama, si diresse verso l'immenso porto dove avrebbe dovuto incontrare una banda di sventurati mandati da Diocleziano.

"Dalla Lisca" pensò con un sorriso parzialmente preoccupato "perché tutte le bettole di questo buco del continente hanno questi nomi?"

Entrò senza troppe cerimonie e si sedette in uno dei tavoli più isolati dagli altri, chiudendo gli occhi provò a concentrarsi su ciò che lo circondava e per un momento si lasciò cullare dal suono delle onde e della piacevole musica della taverna. "Spero che questa sia la volta buona" pensò dando dei colpetti ritmati al pavimento con la punta dello stivale "inizio a stufarmi di seguire visioni a vuoto"; si riposò dal viaggio per un'oretta annotando distrattamente ciò che gli navigava nell'animo.

Fu svegliato dal suo fantasticare dall'improvviso colpo legnoso proveniente dalla sua sinistra, pesanti e metallici passi si fecero strada tra i tavoli del locale, l'elfo si girò verso di loro sollevando un sopracciglio, riusciva a percepire una forte aura proveniente dal gruppetto di avventurieri; un cavaliere si avvicinò a lui, i suoi occhi brillavano con l'ardore di fiamme ardenti nate nella fede incrollabile di un santo uomo. "Onderos giusto? Io sono Vennegor, e questi sono i miei compagni"

Un nodo si formò alla gola dell'elfo, i suoi occhi si spalancarono brevemente in un'espressione di sorpresa di fronte alla percezione del potere in piedi di fronte a lui, "è lui, deve essere lui, non potrebbe essere altrimenti" pensò prima di ricomporsi.

"Esatto, sono io, sedetevi pure, discutiamo di affari" disse mostrando con un gesto della mano le sedie disponibili.

Cinque avventueri si sedettero intorno al tavolo, alcuni con più grazia di altri, di nuovo il cavaliere si rivolse ad Onderos. "So che sei un cacciatore di tesori, che puoi guidarci verso un cumulo nascosto tra le montagne" la sua voce era distorta, come se dentro di lui ci fosse una stanza vuota con due persone che parlano in simultanea.

Senza sprecare fiato l'elfo prese il suo zaino e tirò fuori una mappa dell'isola. "Dobbiamo seguire la strada per Iaga, dirigerci ad Ultima e da lì passare per la foresta verso la torre Crysophoeia"

"La torre dove abitano i vostri maghi?" disse sorridendo un elfo tatuato seduto vicino alla mappa, ma prima che Onderos potesse spiegare un giovane nerboruto si intromise nella conversazione.

"Sì Nunui, all'incirca, ricordi Ezachia? Il tipo che abbiamo tirato fuori da quell'impiccio? Lui è di lì, magari ci farà entrare senza problemi"

Iniziarono a discutere tra loro di questo Ezachia, dei maghi, della torre, ma ciò non sembrava tangere Onderos, la sua attenzione era interamente diretta verso due avventuerieri, un elfo scuro come lui ed il cavaliere, percepiva in loro due facce della medaglia universale e la risposta alle sue visioni.

Nel silenzio della sua concentrazione notò il quinto elemento di questo gruppo così eterogeneo, il suo aspetto era quasi snervante, i suoi occhi affilati lo fissavano con lo sguardo di un investigatore, senza indugi eccessivi interruppe la discussione con un gesto della mano e riportò l'attenzione alla mappa, offrì al gruppo un rapido piano prima di congedarsi, si sarebbero incontrati all'alba successiva per intraprendere il viaggio.

 

"Quindi, siete pronti vedo" Onderos respirò profondamente l'aria fresca del mattino. "Certi momenti non stancano mai" pensò. "Sì, guidaci" disse il cavaliere.

Camminarono a lungo verso l'antico villaggio di Iaga, i suoni della foresta li accompagnavano ad ogni passo nel selvaggio sentiero; si fermarono per la notte in un'alcova naturale coronata da degli alberi intrecciati, con uno schiocco di dita l'uomo dagli occhi affilati accese il fuoco che li avrebbe tenuti caldi questa notte, si sedette e decise di rompere il silenzio.

"Onderos, perché non ci parli un po' di te?" Disse, lo sguardo sospettoso sembrava essere svanito lasciando spazio ad un caldo ed ospitale sorriso, forse però lasciando una spolverata di ironia. "Intanto vorrei cogliere l'occasione per presentarci meglio, Niish Tulaaz, mercante, avventuriero, e nel tempo libero stregone" continuò con un leggero inchino del capo, i suoi occhi vispi riuscivano a malapena a celare ciò che nascondeva dentro.  

L'elfo scuro studiò rapidamente l'umano di fronte a lui, le scaglie serpentiformi sul suo viso, la pelle pallida e spenta, percepiva un qualcosa alieno dentro la sua anima, iniziò a temere che prima o poi avrebbe scoperto il potere che nascondeva dentro sé stesso.

"Non c'è molto da dire, sono un cacciatore di tesori da qualche anno, ho iniziato poco prima della guerra del Profeta..." il discorso, per sua gioia, venne interrotto dalla voce calda e fragorosa dell'elfo tatuato.

"Gente, basta con questi sguardi seri! Cerchiamo di allietare questa serata con una canzone"

"No!" rispose Onderos con fermezza spostando lo strumento dalle sue mani "queste foreste primordiali sono molto più pericolose rispetto alle calde spiagge a cui sei abituato, potenti creature vagano tra gli alberi, avrai modo di allietarci con la tua arte una volta che saremo giunti a Iaga"

Il silenzio calò di nuovo tra i sei, un momento di contemplazione per ciò che avrebbero dovuto presto affrontare. "Ho sentito storie su quest'isola, un centinaio di anni fa un gruppo di avventurieri ricevette una commissione da parte del Re di Sironia come ricompensa per aver vinto il torneo di Fortera, offrì loro la possibilità di regnare su quest'isola a patto che riuscissero a riportarla nelle braccia civilizzate del regno. Incredibilmente ebbero successo e l'isola divenne ciò che è oggi, il ducato di Brera sotto la famiglia Dei Situli" disse Onderos, il suo volto illuminato dalla luce arbitraria delle fiamme.

"A cosa vuoi arrivare? questa storia me l'ha raccontata già mio zio più volte"

"Calma Tancredi, fallo parlare, non voglio inoltrarmi alla cieca" disse l'altro elfo scuro cercando di zittire il giovane mercenario con un gesto del braccio "sembra che tu ne sappia parecchio, sei già stato da queste parti?"

"In tutta onestà? no" disse tentando di mantenere la faccia di bronzo, non era la sua prima volta da queste parti "però conosco molte storie, lasciatemi finire"

Aggiustò la sua posizione e stese le mani verso il fuoco, con l'odore della legna bruciata ed il calore delle fiamme i suoi occhi si socchiusero leggermente, il suo sguardo rivolto verso le fronde degli alberi.

"Immagino sappiate la storia, circa cento anni fa questo gruppo si avventurò lungo la stessa strada che stiamo percorrendo noi nel tentativo di scoprire di più sulla leggenda del Wendigo, uno spirito che porta anche i più forti alla follia. Per arrivare al dunque, scoprirono molto dalle tradizioni degli abitanti del luogo, come scovarlo, affrontarlo, sopravvivere, e ci riuscirono infatti, il Wendigo fu sconfitto e le rovine purificate, ma la corruzione che ha portato ancora infesta questi luoghi, perciò bisogna essere cauti"

Nunui ascoltò la storia accarezzandosi il mento con le sue cicciotte dita, l'espressione del suo volto comunicava un vasto interesse nelle possibili implicazioni dell'accaduto. "Forse è il tuo giorno fortunato, ho quello che fa al caso nostro" disse sollevando un dito per attirare l'attenzione di tutti "un totem del mio popolo, si da il caso che tu stia parlando con un esperto di spiriti, so come proteggerci dalla loro influenza mentre affrontiamo i pericoli tra le montagne". I suoi occhi si chiusero ed iniziò a sussurrare una cantilena ritmica e ripetitiva, le fiamme di fronte a loro cambiarono e si fecero violacee, potenti, serpentine prima di rilasciare una fitta coltre di fumo nerastro dalla forma vagamente umanoide. "Ci proteggerà" disse sollevando un sopracciglio, un sorrisetto decorò il suo viso in attesa dell'acclamazione del suo piccolo pubblico.

"La protezione dell'Esarca è tutto ciò di cui abbiamo bisogno, ma questo potrebbe aiutare" disse distaccatamente Vennegor "mangiate e dormite, io resterò di guardia"

La mente di Onderos iniziò a navigare distrattamente nei pensieri sulla fede di quell'entità, non sapeva? Non ricordava? Deve capire di cosa si tratta, o meglio, di chi. Se solo sapesse quello che sa lui forse non avrebbe così fiducia nella protezione del Saggio Signore, sofferenze come queste non possono essere cancellate, non devono, ma ci avrebbe pensato un altro giorno, i suoi pensieri iniziarono ad amalgamarsi ed offuscarsi, offrendo la pace che concilia l'abbraccio del sonno.

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