I quattro fiumi Myth in Terre Interne | World Anvil
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I quattro fiumi

Quando ancora queste terre non avevano nome, il cielo era perennemente oscurato dalle ceneri che si innalzavano alte dalla cima della grande montagna.   Nelle viscere del vulcano, immerso fino alle caviglie nel magma incandescente e ammantato dal calore, Mastro Fuoco lavorava incessantemente alla sua fucina; i possenti colpi del suo maglio scuotevano la terra e facevano riecheggiare la caldera come rombi di tuono, mentre fra le sue esperte mani prendevano forma i più maestosi artefatti che occhio abbia mai ammirato, plasmandoli dalla roccia e dal metallo che lui stesso estraeva e selezionava.   Molti si avventuravano sulla montagna, chi per ammirare le opere del maestro e chi per ricevere consigli, perle di saggezza, parole esperte che permettessero anche a loro di ambire a un tale livello di perizia e tornare in patria come insuperabili artigiani.   Nonostante il flusso costante di visitatori, Mastro Fuoco si sentiva terribilmente solo e sfogava la sua frustrazione dedicandosi con sempre più impegno al suo lavoro, fino al totale disinteresse per ogni altra attività, ingabbiando il suo animo in un intricato rovo di rabbia.   Il pessimo carattere dell’artigiano era diventato ormai più famoso delle sue opere, e sempre meno visitatori salivano i per i suoi sentieri montuosi, abbandonandolo alla sua solitudine, ormai unica compagna e fonte di ispirazione per il suo lavoro.   Venne però il giorno in cui un nuovo volto si palesò ai piedi del vulcano, Generale Inverno, tornato dopo molto tempo dai suoi lunghi viaggi in tutto il mondo, e intenzionato a reclamare come sua la vetta. Ad accompagnarlo nel suo incessante peregrinare c’era sempre sua figlia, Principessa Neve, candida splendente e gentile come la luce di una stella, e come una stella era fredda distante e irraggiungibile.   In poche ore i due colonizzarono la vetta, vi stabilirono la loro dimora e si diressero all'ingresso della fucina del fabbro, pronti ad incontrare il loro nuovo vicino.   Mastro Fuoco, disturbato dal trambusto, si recò furiosamente all'esterno: qui fu accolto dal gelido sorriso di Principessa Neve e dallo stoico sguardo di Generale Inverno. Alla notizia della volontà dei nuovi arrivati di stabilirsi per lungo tempo sulla sua montagna, l’ira del fabbro esplose impetuosa incandescente e inarrestabile, ma subito il suo impeto fu soffocato dalle invettive della sua avversaria, parole gelide e pesanti: subito tra i due nacque un profondo antagonismo, l’aria si fece pesante e carica di pessimi presagi.   Ma Generale Inverno puntava ad una pacifica convivenza volta ad una futura collaborazione, e la sua vasta esperienza gli aveva insegnato che gli estremi vengono sempre temperati dal tempo: il fuoco si affievolisce, il ghiaccio si scioglie, gli uomini invecchiano e si fanno più propensi all’ascolto.   Ogni giorno si recava con sua figlia da Mastro Fuoco e li lasciava discutere per ore, veri e propri duelli verbali che però al termine non avevano nessun vincitore. Parola dopo parola, i due iniziarono a conoscersi sempre più a fondo, le anime messe a nudo, ammorbidendo i caratteri e attenuando le polemiche.   Ancora una volta Generale Inverno si era dimostrato stratega infallibile, i due fino a poco tempo prima acerrimi nemici ora cercavano ogni scusa per incontrarsi, le discussioni un pretesto per conoscere sempre più particolari l’uno dell’altra; quello che non aveva previsto però fù l’attrazione che nacque tra i due, che li portò presto alla decisione di passare la vita insieme.   A felicità si aggiunse felicità quando le loro vite furono benedette dalla nascita di quattro figlie, dalla limpida bellezza come la madre e dall’ irrefrenabile forza come il padre. Con il passare degli anni le grotte della montagna dove erano nate e vissute cominciarono a farsi sempre più strette per le giovani, travolte com’erano dal desiderio di scoprire il vasto mondo che si trovava là fuori, ansiose di conoscere e aiutare quante più creature possibile.   Fu così che un giorno le quattro sorelle baciarono la loro madre, abbracciarono loro padre, si affacciarono ognuna in un diverso versante della montagna che le aveva fatto da dimora e si lanciarono piene di vita nel mondo.   Neve d’Inverno, degna nipote del Generale, si diresse caparbiamente verso Nord dove in poco tempo conquistò per sé una vasta area. Vento di Primavera scese dolcemente verso le colline ad Ovest, dove si premurò di far visita ad ogni casa, offrendo il suo aiuto a chiunque lo chiedesse.   Pioggia d’Autunno si diresse placidamente verso Sud, ammirando estasiata le pianure e viaggiando verso il mare. Sole d’Estate, la più forte tra le sorelle, si fece strada tra le montagne ad Est, saltando da una roccia all’altra e aprendo strade dove prima non c’erano.   Le giovani sapevano che non avrebbero mai più fatto ritorno a casa, così dietro di loro lasciarono una luminosa scia blu, in modo che i loro amorevoli genitori potessero seguire il loro cammino.   Ancora oggi, Fuoco e Neve, dalla cima della Fucina del Demone, vegliano sulle loro figlie e osservano orgogliosi ogni loro passo.

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