Introduzione alla società di Eletherys; il mondo e genti, i singoli ed i tipi in Eletherys | World Anvil
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Introduzione alla società di Eletherys; il mondo e genti, i singoli ed i tipi

  Si è parlato molto in questa trattazione delle alte sfere e dei personaggi illustri della nostra Eletheria ma poco ci si è invece curati di tratteggiare quegli uomini e donne che ne formano i ranghi e ne definiscono l'aspetto reale: dai soldati ai custodi erranti, dai filosofi ed i predicatori di strada, passando per cantori girovaghi e ladri di mestiere sino a nobili cavalieri imperiali e misteriosi senatori giramondo.   Per comodità del lettore si procederà a dividere queste svariatissime ed irripetibili figure caratteristiche in categorie generali, ideali archetipi e bozzetti prototipici accompagnate a stringate analisi di questa nostra società da me tratte dalle carte dell'Andronico.
— Su Questo Nostro Mondo, guida per scrittori e teatranti, Parthenyo Pacuvys
 

Introduzione generale

  -da questa nostra trista società di Maestro Selucius Andronico       Noti il lettore che in questo periodo temporale nulla è scritto sulla pietra, non esistono organizzazioni assolute ed ordini sociali ufficializzati non esiste una "patente" di cavaliere o di santo e non esistono i regni come istituzioni astratte, esistono i re, gli imperatori, i cavalieri ed i santi e chi possegga o possa possedere questi titoli è definito di volta in volta da sé stesso o da chi lo circonda. Non esistono gerarchie assolute o, a parte per rari casi, entità statali stabili, centralizzate ed astratte dal singolo regnante (l'impero è in questo caso una parziale eccezione) ma solo mutevoli reti di potere ed alleanze costantemente ritrattate e per nulla omogenee; fra potenti ed armati: attraverso alleanze e rituali di vassallaggio (un legame privato che unisce due singoli e solo quei due singoli, un domino ed un sodale, in un rapporto di reciproco appoggio che si esplicita in protezione e supporto per il primo e fedeltà e aiuto militare per il secondo ), fra personalità istituzionali: rapporti fra poteri terrieri e poteri sacri,fra classi sociali delle realtà locali: i rapporti di necessità reciproca della nobiltà terriera e del ceto cavaliere, etc   Il mondo è ancora troppo grande perché una sola retorica istituzionale riesca a dargli una forma unica ed universalizzata ed ogni potente e potentato cerca nel suo piccolo di costruirsi attorno a sé un mondo che gli sia vantaggioso.   la società è ancora incandescente e chi riesce a batterla in forma diventa ciò che è riuscito a fabbricarsi, ovviamente non tutti hanno le stesse possibilità: c'è chi è nato con un maglio e chi deve accontentarsi d'una zappa.

Soldati di Professione; signori della guerra ed armati assortiti

  "La nobiltà si fa con l'acciaio prima ancora che con il sangue e cavaliere è chiunque abbia le risorse per poterlo essere."   L'assioma è semplice: il potere effettivo è potere legittimo e chi può esercitarlo è legittimato a farlo (ovvero si legittima da sé), ad esempio, in assenza di un potere centrale che possa controllare il territorio e proteggerne gli abitanti chiunque possa esercitare un controllo su quel territorio e quindi dare protezione ai suoi abitanti è legittimato a farlo. Inoltre chiunque possieda un arma e sappia usarla diviene automaticamente diverso e privilegiato rispetto popolo comune, perchè può combattere, imporsi sugli altri, proteggere i suoi interessi e quelli dei propri associati ed avrá valore maggiore agli occhi dei propri simili più potenti, questa classe sociale può essere definita con il nome di "armati" o bellatores. Ma non tutti gli armati sono per questo necessariamente considerati appieno parte della nobiltà: Il primo prerequisito per essere considerabile un nobile è di essere un uomo libero a tutti gli effetti capace di mantenere il proprio costoso stile di vita di guerriero in maniera totalmente o parzialmente indipendente ma un armato potrebbe non disporre di queste capacità poter contare solo sulle proprie personali abilità dovendo per il proprio mantenimento legarsi a personaggi più facoltosi di lui. D'altra parte un cavaliere di norma potrà fregiarsi di essere l'erede d'una lunga tradizione di cavalleria, d'una gens prestigiosa con a propria disposizione una cospicua rete di legami con gli altri potenti locali, di un rapporto vassallatico con un domino potente e di una potestà terriera ed/od un ampio dono vassallatico capace di garantire con i suoi proventi al suo mantenimento.   Se un tempo il monopolio della guerra era tenuto solo dagli imperi e dai loro eserciti di stato, addestrati ed armati in maniera standardizzata dalle amministrazioni militari, oggi il potere militare è la prerogativa di coloro che possono permetterselo, mantenerlo, esercitarlo o venderlo. Sia che gli armati siano semplici cavalieri erranti o signori della guerra essi possono piegare la politica dei popoli perché nessun insediamento è sicuro senza una cavalleria esperta a proteggerlo. Ogni signore ha bisogno di una trustis (un seguito armato e fedele) per essere protetto ed ogni trustis è composta da cavalieri. Per compiere un qualsiasi atto di guerra un armato ha bisogno d'un esercito ed ogni esercito è formato di armati minori, per questa ragione ogni livello ha bisogno degli altri perché il sistema sussista.   L'impero soffre meno della dipendenza da militari professionisti del normale regno avendo ancora a disposizione un esercito statale ma persino il dominio valerano deve fare i conti con questo problema soprattutto nelle forme di fedeltà di plotone e nel crescente ruolo della cavalleria nobile dei corpi.  

Legionari e Militi

Che siano i soldati di un comando provinciale, eredi degli eredi di coloro che originariamente accettarono di legarsi all'esercito imperiale in cambio di un terreno da lavorare, addestrati all'ombra delle torri del faraonico palazzo del loro Generale governatore, od ardenti legionari imperiali, che decisero di dare la propria vita ad uno dei sacri ordini delle Legioni o vi furono costretti dai loro signori, acquartierati in rocche straniere od impegnati sotto l'infuriare dei cieli in marce infinite, nell'esercizio della professione militare c'è un orgoglio profondo, un orgoglio grigio come l'impietoso cielo del confine, freddo come il ferro d'una lama nemica, l'orgoglio di essere l'ultimo lascito di una lunga tradizione di gloria che a volte è l'unica consolazione ad una vita di stenti. Nonostante l'uso la coscrizione militare sia ormai da tempo ereditaria e l'esercizio delle alte cariche militari sia ormai un monopolio dell'aristocrazia molti ancora si uniscono di propria sponte alle armate imperiali fra la plebe; chi per sfuggire alla miseria, chi nella vana speranza di un glorioso riscatto sociale, altri per sfuggire la miseria ed altri ancora semplicemente per onorare una lunga e silente tradizione.     I soldati imperiali da sempre si distinguono dai loro nemici per organizzazione, professionalità ed onorata disciplina opponendosi ai popoli che amiamo definire barbari, o almeno lo farebbero se ormai i loro ranghi non fossero praticamente indistinguibili da quelli di coloro che persone ben più distinte li hanno inviati a combattere.  

Cavalieri e Condottieri

Che siano ufficiali eletheri dell'Etèria di sua maestà od il seguito armato di un sovrano, tre cose distinguono un cavaliere da un comune soldato: un nobile codice morale (più o meno reale), dei natali invidiabili e... un cavallo. Il concetto di cavalleria nacque originalmente nelle legioni durante le infinite guerre civili per il trono imperiale dalle penne dei sacerdoti filosofi del credo con lo scopo di arginare la rapacità e la ferocia di guerrieri e nobili, con esiti d'efficacia variabile... Nella sua conformazione originale come fu esposta nelle riforme legionarie (e come è ancora praticata da queste) implicava una robusta preparazione teologico-filosofica come guida e limitazione alla libertà dell'esercizio guerriero, una fedeltà assoluta all'imperatore come sacro prescelto dalla ragione divina ed, ultimo ma non ultimo, il celibato. In seguito questa disciplina fu ampliata a tutta la nobiltà militare a partire dalle sue basi diventandone l'ideologia portante anche se suoi precetti, il terzo soprattutto, furono ovviamente piuttosto stemperati...    

Zeloti Militanti

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Guerrieri barbarici e soldati di ventura

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Saggi, Santi e Predicatori

 

Filosofo itinerante:

  Sin dai tempi antichi le strade di villaggi e città sono sempre state percorse da santoni e venditori di verità disposti per una moneta soltanto a disvelare ai popoli gli arcani dell'atarassia o dell'empireo.     Alcuni sono veri e propri saggi, altri semplici reclutatori in cerca d'adepti per la propria scuola altri ancora meri ciarlatani, dopo l'avvento del credo personaggi del genere hanno visto le proprie clientele diminuire sensibilmente ma la discreta liberalità di tempio ed impero hanno permesso a questi figuri di continuare a praticare senza troppi timori, il più delle volte…

Santoni e predicatori:

  Possono essere eruditi emissari del tempio o semplici asceti locali ed improvvisati ma una cosa è certa il diritto a predicare non è certo monopolio filosofi ne sono i filosofi sempre esterni agli insegnamenti della religione stabilita, le strade pullulano dei più disparati generi di predicatori ecclesiastici quanto laici   Streghe ed Indovini   WIP

Schivi Saggi Silvani

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