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Welcome to Fallenlands

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Tutto nacque, come ogni grande ambientazione per giochi di ruolo da tavolo, da una semplice manciata di dadi, da una matita e da un quaderno un pomeriggio di 11 anni fa. E dalla necessità di creare qualcosa di nostro, non soddisfatti da ciò che proponevano i prodotti ludici in quell’anno. Intrisi delle opere grafiche di Luis Royo, dalle storie di Brendon e dagli scenari apocalittici di Fallout, cercavamo un mondo di gioco diverso dal solito cinepanettone fantasy tolkeniano. Questo qualcos’altro era Welcome to Fallenlands.   Se dovessimo definire in una sola frase cos’è Welcome to Fallenlands, la sua essenza (quello che gli sceneggiatori hollywoodiani chiamano la prova dell’ascensore), sarebbe "avventure tipiche di campagne fantasy come Dragonlance o Forgotten Realms ambientate nel mondo di Mad Max: Fury Road, Wasteland 2 o Fallout”.
 
 
«Un tempo remoto, prima che sorgesse l’Impero, secondo alcuni racconti questa era la costa orientale di un grande paese chiamato Stati Uniti d’America. Prima che la luna oscura Lilith giungesse sopra il cielo, riplasmando di nuovo questo mondo con il fuoco e le onde dell’oceano».   «Ma ehi ragazzo, sono solo leggende. Grazie alla buona sorte concessami dal Viandante, ho viaggiato troppo a lungo per le Terre Perdute per credere a certe sciocchezze».   «Fidati, tu che non hai mai lasciato il tuo villaggio, né hai mai visto la giungla d’acciaio o la città di Etrophia. Non è posto per deboli di stomaco. Se non sai come muoverti, non durerai a lungo qui. Dopotutto le truppe imperiali hanno cose più importanti da fare che stare dietro a un moccioso come te, no? E se si interessano è per riempirti di botte. O peggio, per caricarti su una camionetta e fucilarti chissà dove. Probabilmente accusandoti di aver praticato le arti arcane».   «È la scusa che usano sempre, quando vogliono levare qualcuno di mezzo. Vedono maghi ovunque. E se mi permetti di dirlo, non hanno in fondo tutti i torti. Ho visto potenti arcanisti sprigionare forze magiche al di là di ogni immaginazione, mutando la realtà come fosse argilla o aprendo portali verso gli inferi pieni di abomini multiformi».   «Ma vidi anche paladini di Mikail che pregando il loro dio della luce si scagliavano contro quelle stesse bestie, ricacciandole da dove erano venute. O uomini che con la forza del pensiero alzavano interi sacchi di carne dei Ragni: si chiamano Psionici. Stai attento a loro: se non ti soffocano con la loro mente, rivolteranno sicuramente la tua come un calzino. Per questo bada a chi parli se ti fermi da qualche parte, ed evita di farli arrabbiare senza motivo».   «E dopo lunghi anni ho visto molte altre cose, vieni, ti racconterò mentre camminiamo sulla strada. La vedi? Entro il tramonto giungeremo a Red Lake City, lì potremo far riposare il cavallo e partecipare per qualche giorno al mercato locale. C’è un sacco di gente disposta a comprare gli artefatti della vecchia era: soprattutto gli accoliti di Magnus. Anche con quelli non scherzare, non hanno più nulla di umano e sono una massa di invasati: si strappano perfino braccia, gambe e occhi nelle loro forge per sostituirli con parti cibernetiche! Tutto ciò nel nome di un dio che vuole portare solo guerra, metallo e macchine cingolate. Ma finché danno una mano all’esercito sono ben tollerati, come al solito. E ci faccio comunque dei buoni affari con loro. Pazzi, ma onesti».   «Hai paura? Fai bene, ma non averne troppa. Per chi la tiene a bada ci sono ottime opportunità da sfruttare per fare fortuna. Tipo me, che saccheggio vecchie rovine dei tempi che furono. O te che ti infilerai in quei ruderi al posto mio, visto che non ho più l’età per certi lavori. Non guardarmi così, non ti ho mica sfamato per farti fare la bella vita!»   «Ero poco più grande di te, quando iniziai i miei viaggi sbarcando il lunario come mercenario, insieme ad altri miei compagni dwergar: i conflitti sul confine sono continui. Ieri le guerre di conquista. Oggi i ribelli dei Ragni spingono giù a meridione, i non-morti invadono l’Haastimax e gli imperiali si muovono contro gli uomini-leone nel deserto a ovest. Ho combattuto anche al fianco di un uomo pianta dalla pelle verde. Sì davvero! Si chiamava Erwin ed era un Fanes. Sapeva trapassare con un colpo del suo fucile da cecchino il midollo di un bastardo a due leghe di distanza. Era una meraviglia! Chissà dov’è finito, che gli dei lo proteggano!»   «Hai sentito anche tu?! Un branco di Wejoth? No, è rumore di veicoli su ruote… Prendi la spada dietro di me, credo che imparerai presto ad usarla… Benvenuto nella Terre Perdute!»   Welcome to Fallenlands!

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