Draco
"Quando avevamo scoccato la prima freccia il sole si levava alto sulle nostre teste mentre oramai si stava dirigendosi verso l'orizzonte per morire al di la delle montagne. Eravamo tutti più che sfiniti giacché appariva quasi un miracolo il fatto che ci reggessimo sulle nostre gambe senza l'ausilio di nessun arnese. Tuttavia quella bestia immonda continuava a dimenarsi come si fosse appena svegliata, draco la chiamavo gli abitanti del luogo, ma durante il nostro combattimento aveva ricevuto appellativi ben diversi
<<bestia senza anima>>
<<creatura indegna>>
<<bastardo>> di questi, a dire il vero, ne aveva ricevuti di più degli altri
<<figlio di puttana>>
<<ammasso di marciume>>
<<gatto con le ali>>
Ci tengo a precisare come questo ultimo nome, che potrebbe sembrare fuori luogo è forse il modo migliore per descrivere questa bestia. Quando finalmente riuscimmo, dopo due giorni di inseguimento, a stanarla nel suo nido ci si presentò davanti con gli occhi di chi in vita sua non ha conosciuto alcun sentimento se non l'odio. Si alzò in piedi scuotendo la sua grande testa e menando morsi all'aria come per addentare una sfuggente mosca. Quando fu eretto credemmo di capire con chi avevamo a che fare, nonostante il corpo slanciato la bestia era comunque possente, appesantita da due ali talmente che nello spazio di terreno in cui ci trovavamo calò una sera artificiale. Inoltre il suo corpo non era rivestito da semplici scaglie, ma da intere placche di metallo che lo ricoprivano come fa un'armatura. Ordinammo agli arcieri (tre ragazzotti di campagna) di far fuoco mentre noi con le armi in mano (sette in tutto) avanzavamo decisi. Fu in quel momento che capimmo che avevamo commesso uno sbaglio.
La bestia cominciò a dimenarsi con una agilità sorprendente e continuava a saltellare di qua e di là evitando ogni nostro colpo che, anche se andava a segno, non sortiva particolare effetto data la pelle d’acciaio di questo mostro. Ad ogni morso, zampata, colpo di coda o sferzata d’aria con le sue ali rischiammo di perdere un uomo (ed in effetti molti di loro raggiunsero le costellazioni quel giorno). Giunse la sera, ma ancora io e mio fratello rifiutammo di battere in ritirata nonostante le scarse condizioni di luce. Fu in quel momento che la notò, Harmir notò all’ennesimo ruggito eseguito eretto che una sfera nera delle dimensioni di 50 cm sporgeva nel petto di quel gatto con le ali. Radunando le ultime forze rimastogli cercò di trafiggerla ma la sua spada non riuscì a passare, al contrario la mia, nello stesso momento, trapassò il collo che aveva abbassato e raggiunse la sua giugulare uccidendolo sul colpo.
Volevo esultare.
Non feci in tempo.
Il draco si illuminò e lentamente divenne null’altro che pure luce che si disperdeva in ogni dove, al centro quella sfera, che prese a roteare vorticosamente, ancora ed ancora, richiamando a se non solo il flusso luminoso ma anche mio fratello. Harmir fu trascinato all’interno di quell’inferno bianco e da allori non lo vidi mai più. In un momento il gatto alato era di nuovo davanti a me, ripristinato, senza ferite, senza stanchezza. Ma i suoi occhi erano diversi.
Erano quelli di mio fratello.
-Racconto di un avventuriero che affrontò un draco corazzato
I drachi sarebbero, secondo gli eretici, la vera progenie degli dei draghi.
Ne ricalcherebbero infatti la fisionomia descritta nelle antiche leggende Nordiche e Shal’as, tuttavia ne esistono di vari tipi, i più comuni sono i corazzati (rivestiti interamente da placche di metallo), di fuoco (in grado di sputare fuoco) volanti (muniti di quattro ali, quindi molto più veloci e adatti al volo) e minuti (più piccoli del normale ma generalmente presenti in coppia).
Sono tuttavia creature schive che, una volta insediate in una tana, non escono ne per cibarsi ne per nutrirsi, appaiono tuttavia molto aggressive ed attaccano a prima vista con lo scopo di uccidere.
Sarebbero anche immortali per via della sfera nero che hanno nel petto e che richiama la luce che gli compone.
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